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Almasri, tre gialli in uno – anzi quattro
C’è in questa vicenda Almasri
un fatto eccezionale, da film d’azione, che stranamente si trascura. Che la Questura
di Torino, di notte, all’uscita dallo stadio di Juventus-Milan, ferma per caso,
per un controllo di routine, tra le migliaia di macchine che defluiscono, una
di libici. E al controllo dei documenti risulta che uno di loro è ricercato.
In alternativa un’altra
narrazione, altrettanto fantastica. La Questura di Torino a tarda notte fa
irruzione nell’albergo dove Almasri alloggia, con un passaporto caraibico, e lo
arresta. Per virtù dello Spirito Santo? Ma sceneggiare l’albergo circondato, l’irruzione,
gli altri ospiti al piano, non è fantastico?
E poi c’è la Cote dell’Aja,
quella che vuole Putin e Netanyahu all’ergastolo, che lascia Almasri a
passeggiare per mezza Europa, Inghilterra, Francia, Belgio, Germania, e appena
varca le Alpi zàcchete, con gli esecutori volenterosi di Torino, cioè con i
servizi italiani, lo afferra.
Magari con lo zampino della
Francia – un pizzo di spy story non guasta. La quale già rumoreggiava
contro il riavvicinamento della Libia all’Italia – troppo pochi sbarchi. E
Macron con l’Italia è piuttosto sbrigativo, come già Sarkozy nel 2011 – con grande
successo allora, il disastro per l’Italia. E con un pizzico di storia, in chiave
naturalmente di antifascismo: Mussolini pagato dalla Francia per far entrare l’Italia
in guerra nel 1914-1915. Qui però si porrebbe un problema: Mussolini si faceva
pagare, Li Gotti, Lo Voi e la sinistra marciano gratis?
Questa si potrebbe dribblare:
sono i servizi italiani a essere venduti alla Francia, cioè a farsi pagare,
come Mussolini. Oppure sono semplicemente inutili – non è già successo nel 2011?
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