mercoledì 19 febbraio 2025

Il diritto della Russia

Rischia di risultare a doppio taglio l’auspicio con cui il presidente Mattarella ha voluto liquidare
la polemica aperta contro di lui ultimamente a Mosca: “L’auspicio è che la Russia torni di nuovo a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto del diritto internazionale”. Perché, al netto dell’invasione ormai triennale dell’Ucraina, la Russia era vittima di una serie di infrazioni e inottemperanze del diritto. Lasciando da parte ideazioni e attuazioni delle periodiche “rivoluzioni colorate” in Ucraina contro gli esiti elettorali e contro la minoranza russa (un quinto della popolazione, in un paese sempre russofono), alcuni trattati e impegni diplomatici non sarebbero stati rispettati, a danno della Russia.
Il primo è il “Trattato sull’accordo finale per quanto concerne la Germania”, sottoscritto a Mosca il 12 settembre 1990, a conclusione del “Two-plus-Four Process”, il gruppo Due-più-Quattro, le due Germanie e le quattro potenze occupanti della Germania, nelle persone di Genscher e De Maiziere per le Germanie, e di Shevarnadze, Baker (Usa), Hurd (Gb), Dumas (Francia), i ministri degli Esteri dei Sei. In base al quale la Nato si poteva estendere alla Germania orientale, “ma senza armamento nucleare”. E soprattutto, la capacità militare della Germania riunificata doveva essere limitata a 370 mila uomini, la metà degli effettivi delle due Germanie, e la Germania doveva abbandonare la produzione e il possesso di armi chimiche, biologiche e nucleari”.
“Analisi Difesa” documenta analoghi impegni negli anni 1990, soprattutto tedeschi e americani, sulla “non compromissione degli interessi sovietici, poi russi, alla sicurezza. A opera del cancelliere della riunificazione Kohl, del suo ministro degli Esteri Genscher, del ministro degli Esteri del presidente Bush, del presidente Bush, di Margaret Thatcher, del suo successore Major. Poi l’Occidente avrebbe profittato dell’indebolimento russo sotto Yeltsin. Fino a che, alla conferenza annuale per la Sicurezza che si tiene a Monaco, nel 2007 Putin, al potere ormai da sette anni, non “denunciò l’allargamento della Nato ad Est: «Abbiamo il legittimo diritto di chiedere contro per chi questo allargamento venga attuato». Come scrisse in seguito Andrei Gračëv (ultimo portavoce di Mikhail Gorbaciov), in un libro recentemente pubblicato in Francia, «in quel momento tutti consideravano Putin un’anatra zoppa. Di conseguenza, purtroppo, il suo discorso a Monaco non venne preso troppo sul serio»”.
“Analisi Difesa” si distingue per i riferimenti costanti, nella crisi in corso fra Russia e Occidente, anche a esponenti russi, anche governativi. Ma l’autore del saggio, pubblicato a fine giugno, è ufficiale in spe dell’esercito, ora in forza all’ITA-JFHQ (Italian Joint Force Headquarters) del COVI (Comando operativo di vertice interforze), con una carriera svlta nei servizi Nato.
Il CVCE, Centre Virtuel de Connaissance de l’Europe, si presenta come centro di ricerca e di documentazione interdisciplinare sull’integrazione europea, a partire dal 1945, creato dal Lussemburgo nel 2002.
Francesco Ferrante, Il lungo cammino dell’incomprensione tra Russia e Occidente, “Analisi Difesa”, online

CVCE-EU, The Treaty on the Final Settlement with respect to Germany

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