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Il padre è immortale per la figlia
Giovani spensierati, che hanno inseguito fantasie
di vite stellari, fuori dai limiti e i condizionamenti della routine, si ritrovano
nella disgrazia della disoccupazione e della malattia a confrontarsi con la
realtà più stupida: il sindacato corrotto, la sanità inselvaggita, la nuova
gioventù “fumata” e balorda. Ma non è un film di fantastoria, o di neo-neorealismo:
è un’elaborazione del lutto, un’appassionata, dolorosa e insieme vivificante, celebrazione
del padre, che c’era e sempre c’è stato, ma ora è destinato a morire.
Una storia probabilmente personale. La regista
ha ora gli anni di quando il padre è morto. Figlia di due giovani “fricchettoni”,
lui siciliano lei finlandese, e tali risultano i genitori della storia – lei viene
a trovare lui in fin di vita all’ospedale dalla Finlandia. E questo ha allungato
il film, come se la regista volesse passare ancora un altro momento col padre.
Una sforbiciata ne avrebbe fatto probabilmente un capolavoro – mentre è stato
fatto uscire in estate, e non l’ha visto nessuno.
La storia non è originale – anche se la figura
del padre ultimamente è sbiadita, se non rifiutata. Ma la sceneggiatura, la regia
e gli interpreti la fanno molto robusta. Soprattutto lei, la figlia-autrice,
Gelsomina Pascucci, che deve passare tra molti registri e sempre è autorevole, senza
mai forzare una battuta. O il disincantato padre, David Coco - siciliano come
il babbo vero della storia.
Anne Riitta Ciccone, Gli immortali, Sky
Cinema
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