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giovedì 27 febbraio 2025

La chiesa alla ricerca di sé

Nell’età dei mass-media non solo il cerimoniale e la comunicazione, anche la funzione papale si è trasformata. Il papa non si limita a gestire la curia – non ne è pigioniero – ma ha immediato personale contatto con tutte le realtà, religiose e non. A partire da Giovanni XXIII, che nel 1958 ha convenuto il mondo a Roma per il Concilio Vaticano II. Il successore, Paolo VI, è stato a Bombay, Gerusalemme, New York, Bogotà. Giovanni Paolo II in tutto il mondo.
Elie, professore alla Georgetown University a Washington, comincia con un aneddoto. Il 13 dicembre 1931 il “New York Times” riportava da Roma che il papa Pio XI aveva cancellato l’udienza accordata a Gandhi, “il leader nazionalista indiano”, perché temeva di essere criticato “se riceveva il visitatore nel suo solito sciatto abbigliamento”. Lo scorso dicembre, continua Elie, lo stesso giornale pubblicava un estratto dell’autobiografia del papa Francesco intitolato “C’è fede nello humour” sulle barzellette raccontate dai e sui preti, per dire che che non ci sono soltanto “preti tristi, amareggiati”.
È cambiata anche la lingua. Sono cambiati i riti, e la liturgia. Sono cambiate tutte le funzioni religiose per I fedeli, battesimi, comunioni, matrimoni. Ma la chiesa, questo il succo della riflessione, non ha ancofra trovato un modo di essere. Conoscibile, adottabile, comune ai fedeli. Va per tentativi. Che è un paradosso: un’istituzione magisteriale che si cerca.
Paul Elie, The Pope’s Role has changed in our time. But has the Church?, “The New Yorker”

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