Per la prima volta nella storia della Repubblica Federale, quasi ottant’anni, la Germania ha votato per le estreme, di destra e di sinistra. A destra l’Afd ha raddoppiato in tre anni i voti, dal 10,4 al 20,7. A sinistra Linke-Sahra Wagenknecht li ha triplicati: dal 4,9 a13,6.
Uno su due degli elettori giovani
avrebbe votato per le estreme. È entrato in politica con un piede nella
contestazione dell’esistente.
L’esistente, la Cdu\Csu, la democrazia
cristiana tedesca, è passata dal 24.1 al 28,6 per cento. Ma i sondaggi prima
del voto la davano al 30,6. E nella campagna elettorale si accreditava di un 32
per cento, perfino di un 34.
Dei quasi dieci punti persi dai
socialdemocratici e dei tre dei Verdi si può presumere che abbiano beneficiato
Linke e Sahra Wagenknecht. Ma sicuramente c’è stato un travaso elettorale –
dieci punti sono tanti, sei milioni di elettori, i giovani neo-votanti non
bastano – dal Centro verso Afd.
Il voto si dice un trionfo per il neo
cancelliere Merz. In realtà non lo è. E pone un problema alla Cdu\Csu,
diventata semplice gestore attendista nei lunghi anni di Angela Merkel. Gli impongono,
da sinistra e da destra, un diverso atteggiamento nei confronti della Russia.
Con una politica decisa di riaprovvigionamento energetico a buon mercato, anche
a scapito della transizione verde e dell’ostilità contro la Russia. La crisi
economica in Germania vuole dire disoccupazione, e non è tollerabile – la
recessione dura ormai da due anni.
Le questione recessione-energia si
complica col problematico rapporto con l’America di Trump. La Germania Federale
ha delegato all’America la difesa di ultima istanza, l’ombrello nucleare – in
pratica la difesa. E qualcosa del vecchio assetto cambierà, anche se non si sa che.
Nessun commento:
Posta un commento