L'America si è stancata di fare guerre
L’“Economist” oggi, quindi con qualche giorno
di anticipo sulla sceneggiata odierna a Washington fra Trump e Zelensky, condanna
il presidente americano come l’affossatore della potenza americana: l’editoriale
sostiene che Trump “renderà il mondo più pericoloso, e l’America più debole e
più povera”. Tutto il contrario cioè del suo proposito, fra dazi e spese militari
europee. Questa non è l’immagine invece che ne danno i media americani. Che Trump
ha tutti critici, ma in certo senso ammutoliti: come se temessero che Trump abbia
ragione. Che gli Stati Uniti non possono pagare, in uomini e armamenti, per
tutti. Con qualche affidamento, perfino, sulla decisa volontà anti-bellica che Trump
manifesta così platealmente - come se l’America si fosse stancata di fare
guerre.
La critica americana sui cinquanta giorni di Trump
non è sula politica estera – dazi e e paci imposte. È sull’accentramento dei
poteri. I media americani più di tutto discutono dove e se le iniziative a
scapito dell’autonomia di enti da sempre sganciati dall’esecutivo, dal potere
politico (il presidente ha il potere di nomina ma non di indirizzo), come la Federal
Reserve, la Securities and Exchange Commission, la Consumer Product Safety
Commission. Non vengono in dubbio le prerogative in materia di difesa, di sicurezza nazionale, da comandante in capo.
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