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Artista –
“L’affermazione secondo cui il nostro tempo non è in grado di generare artisti
è oggi un luogo comune”, Ernst Jünger in vacanza in Sardegna nel 1954, “Presso
la torre saracena”, ora in “Terra sarda” e in “Il contemplatore solitario”: “Ciò
significa capovolgere le gerarchie. L’artista non aspetta il tempo. È questo,
al contrario, che lo aspetta. Nel momento in cui l’opera gli riesce, ha
liberato il tempo”.
Buona
morte – Il voto della Regione Toscana per la buona morte
non è una novità. Spiegava Propp, l’analista
delle fiabe, un secolo fa: “Tra l’antichissima popolazione di Sardegna, i sardi
o sardoni, vigeva l’uso di uccidere i vecchi. E mentre uccidevano i vecchi,
ridevano sonori”. Sulla base di alcune testimonianze del 200-300 d.C.: lo storico
di origine siciliana Timeo di Tauromenio (Taormina) e lo scrittore ateniese
Demone. Sardonico del resto deriverebbe da “erba sardonica”, una pianta
velenosa che provocherebbe convulsioni simili al riso.
Espatriati – I figli non soffrono per
il cambio di residenza, di pese, dei genitori, non nei primi anni – in controtendenza
con la “naturalità” che si presume del radicamento. Lucia Berlin lo spiega col
suo proprio caso nel racconto “Andado” (nella raccolta “Sera in paradiso”),
degli anni passati a Santiago del Cile, con la famiglia al seguito del padre
ingegnere minerario e “spia della Cia”: “Figlia di un ingegnere minerario,
aveva la qualità di adattamento comune ai mocciosi di militari e ai figli di diplomatici. Imparano
rapidamente, non solo la lingua o il gergo ma cosa fare, cosa dover sapere. Il
problema per questi ragazzi non è di essere isolati o estranei, ma che si adattano
così rapidamente e così bene”.
Fiat – “La senora
Fuenzalida troneggiava. Gli scolari al chiamavano “Fiat”. Sembrava una
macchina. Bassa, tozza, quasi nera, con due fari, occhiali da sole a specchio”.
Fiat come sinonimo di automobile ricorre in questo racconto di Lucia Berlin,
“Andado”, sulla scuola dei suoi primi anni a Santiago del Chile, anni 1945-50,
subito dopo la guerra.
Fiat era sinonimo di automobile anche in Russia. Sklovskij celebra
l’autoblindo Fiat nella guerra civile ancora nel 1923. Nel 1966, nel pieno della
guerra fredda, a Ferragosto, la Fiat firmava a Mosca un accordo per motorizzare
la Russia. La grande fabbrica sarà costruita a Stavropol sul Volga, cittadina
storica che era stata ribattezzate Togliatti due anni prima, in onore di Togliatti
appena morto (in italiano ricorrente nei giornali come “Togliattigrad”) – nome
che la città conserva tuttora, anche se la Fiat non vi produce più nulla.
Ma già prima, nel 1930, il senatore
Agnelli aveva costruito in Russia la più grande fabbrica al mondo di cuscinetti
a sfera, indispensabili nella vecchia meccanica auto, affidandone la
realizzazione a Gaetano Ciocca- che poi sarà memorialista, critico, del
sovietismo.
Gadda – “Gli italiani
sono abituati a una prosa barocca rigida, meccanica, statica, a quelle
inamidate performance alla Gadda che, per dirla con le parole di Busi,
dimostrano molto senso della lingua ma pochissimo del palato”, del gusto: apre
con questa citazione di Matteo Marchesini (da “Casa di carte”. N.d.r.) Bruno
Sabelli, neo libraio antiquario di Bologna, il bellissimo volume che dedica a
Gadda, “Gadda in transito” - con i ghiribizzi del suo amico ingegnere-letterato
Marco Bortolotti, e una serie inarrivabile di riproduzioni, di copertine, foto,
autografi, disegni, scarabocchi, edizioni le più variate – un tributo senza precedenti
all’Ingegnere. Una lingua di stucco?
.
Giotto – Fra i titoli
che vagheggiò per la parte della “Ricerca” che si intitola “Sodoma e Gomorra”
Proust pensò anche a “I vizi e le virtù di Padova”, a una delle sezioni di Giotto
alla Cappella degli Scrovegni, quella che oppone su una parete le sette virtù,
femminili, alla parete opposta, dei sette vizi, figure femminili e maschili, lo
sguardo vacuo, il portamento malfermo.
Isola – Un microcosmo
che approssima la “patria”, pacificante – Ernst Jünger in Sardegna, 1954,
“Presso la torre saracena”: “Le grandi prospettive sono pacificanti, armoniose,
spesso dispensatrici di felicità; vento e sole muovono le superfici come il
lieve respiro di uno che sogna. L’isola armonizza le costruzioni come fa delle
lingue, dei costumi, delle razze e delle piante con la propria pienezza.
Indizio di potenza conservatrice. Ci si sente qui come in un paese natale,
quando si viene da reami in cui ognuno contesta ognuno nel suo essere nazionale
o sociale”.
Molly – È di Pascoli
prima che di Joyce – di Joyce perché di Pascoli? È la scoperta di Cortellessa,
“Forse che sì. Joyce fra Pascoli e Gadda”. Per il nome, anche se in Pascoli Molly
è una bambina, si suppone morigerata. Ma più per il “sì”, “yes”, che Molly
Bloom pronuncia a ripetizione – “a più riprese (c’è chi ne ha contate una settantina),
e poi un’ultima volta alla fine del suo soliloquio «Penelope», cioè nell’ultimo
episodio di ‘Ulisse’”. La Molly pascoliana di “Italy!” lo rispondeva alla fine
del poemetto: “Chiedeano i bimbi con vocio di festa:\ «Tornerai, Molly?» Rispondeva:
- Sì”. .
Sereno - La vecchia
figura del portiere di notte a Madrid, che aveva le chiavi di alcuni isolati
alla cui sorveglianza notturna era addetto (e garantiva la note comunque una
possibilità di rientro, se non s’indovinava il buco della serratura – ma non
molti portoni avevano serrature per chiave piatta non ingombrante), resiste nel
racconto di Lucia Berlin sui suoi anni cileni, “Andado”: “Andado” era la
cantilena del “sereno”: “Medianoche y andado”, mezzanotte e passato, “Andado
y sereno”, passato e sicuro.
Star system – “Il sistema
degli Stati Uniti, dove ancora è
sufficiente chiamare una certa attrice o un certo attore perché il film trovi i
finanziamenti”, Pupi Avati, “Corriere della sera” 6 febbraio.
Undici – Benché numero
non popolare, ne era fanatico
Ippolito Nievo. Scrivendo da Palermo alla cugina Bice Melzi Gobio l’11 novembre
1860, cioè l’11\11, alle ore 11 di notte, ne fa l’elogio: “Il numero undici è
il mio più fedele alleato; mi accompagna ovunque, mi protegge sempre, mi
sorride continuamente”. Lo proporrebbe “al conte di Cavour invece di Napoleone
III, ed a Mazzini invece di Dio e il Popolo”. Se “Dio e il Popolo, e perfino
Napoleone III (guarda che malignità!) possono andar soggetti a qualche dubbio
poco riverente, il numero undici è, sta e starà sempre senza far male a nessuno.
Come il primo gradino oltre la decina, rappresenta il progresso, come
duplicazione scritta della cifra uno esprime la fecondità, come figura
geometrica indica stabilità; e poi non ti pare che quei due pali ritti stiano
là umili pazienti ad aspettarne un terzo trasversale che comporterebbe il sacro
simbolo della forca? Della forca antica, romantica, patriarcale, non della
macchinetta graziosa applicata alla strangolazione dal genio inventivo degli
Austriaci!”.
Vecchiaia – Nelle sette età della vita
di Shakespeare, “Come vi piace”, opera di Shakespeare giovane, abbastanza giovane,
atto II, scena IV, è un ritorno da incubo all’infanzia, nella prospettazione di
Jacques, l’alter ego dell’autore, moderno intellettuale al seguito del Duca suo
signore, col quale vive rifugiato nel bosco di Arden, dell’umanità che finisce:
“A chiuder questa storia strana, piena di eventi,\ è la seconda infanzia, il
mero oblio,\ senza denti, senz’occhi o gusto, senza niente”.
letterautore@antiit.eu
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