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Occidente al decoupling
Col voto all’Onu sull’Ucraina si è
sancito giuridicamente un fatto: la divisione dell’Occidente. Col Trump 1, con
Biden, e ora co Trump 2: gli Stati Uniti fanno per sé, l’Europa si arrangi.
Si produce, sul piano politico e
militare oltre che economico, una sorta di decoupling
dell’Occidente, come si dice
dell’interruzione da tempo in atto delle “catene di valore” con la Cina. Un decoupling economico, ma anche militare
e diplomatico.
Gli Stati Uniti rivivono la frenesia
degli anni 1980, di Reagan, quando sembrava (loro) che il Giappone rubasse la supremazia tecnologica
e industriale, quindi economica. Seguirono sbarramenti di tutti i tipi – finché
il Giappone non entrò in una stagnazione economica (la minaccia ora sulla Cina)
di ben trent’anni. Ora l’obiettivo è la
Cina, ma con una mobilitazione allargata agli europei. Che sembra in
controtendenza al decoupling occidentale.
Ma la mobilitazione si accompagna alla
minaccia: dall’Europa si pretendono conti economici in parità, tra dare e
avere.
Non è la sola frattura: la difesa ne comporta
forse di maggiori. Per quanto concerne il finanziamento e l’armamento. E l’impegno
militare (forse e mezzi) effettivo. Gli europei continuano a pensare la Nato
un’alleanza americana, come era al tempo della guerra fredda. Che però è
remota. L’ottica oggi è che gli Europei pensino alla loro propria difesa, sia
pure in ambito Nato. L’Europa non ci è preparata e non vede come – una “forza
di dissuasione” europea in Ucraina sembra ridicola in America (cerimoniale) e
lo è. Ma gli Stati Uniti hanno fretta.
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