martedì 25 febbraio 2025

Occidente al decoupling

Col voto all’Onu sull’Ucraina si è sancito giuridicamente un fatto: la divisione dell’Occidente. Col Trump 1, con Biden, e ora co Trump 2: gli Stati Uniti fanno per sé, l’Europa si arrangi.
Si produce, sul piano politico e militare oltre che economico, una sorta di decoupling  dell’Occidente, come si dice dell’interruzione da tempo in atto delle “catene di valore” con la Cina. Un decoupling economico, ma anche militare e diplomatico.
Gli Stati Uniti rivivono la frenesia degli anni 1980, di Reagan, quando sembrava (loro) che  il Giappone rubasse la supremazia tecnologica e industriale, quindi economica. Seguirono sbarramenti di tutti i tipi – finché il Giappone non entrò in una stagnazione economica (la minaccia ora sulla Cina) di ben trent’anni.  Ora l’obiettivo è la Cina, ma con una mobilitazione allargata agli europei. Che sembra in controtendenza al decoupling occidentale.  Ma la mobilitazione si accompagna alla minaccia: dall’Europa si pretendono conti economici in parità, tra dare e avere.
Non è la sola frattura: la difesa ne comporta forse di maggiori. Per quanto concerne il finanziamento e l’armamento. E l’impegno militare (forse e mezzi) effettivo. Gli europei continuano a pensare la Nato un’alleanza americana, come era al tempo della guerra fredda. Che però è remota. L’ottica oggi è che gli Europei pensino alla loro propria difesa, sia pure in ambito Nato. L’Europa non ci è preparata e non vede come – una “forza di dissuasione” europea in Ucraina sembra ridicola in America (cerimoniale) e lo è. Ma gli Stati Uniti hanno fretta.

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