Ombre - 761
Interpellato sulle acquisizioni
bancarie in corso, Unicredit-Bpm, Mps-Mediobanca, il governatore della Banca d’Italia
Panetta si schermisce: “È difficile ipotizzare che la Banca d’Italia possa commentare
come se si fosse in un talk-show”. Ma poi spiega e documenta, con istogrammi
raccapriccianti, che il valore medio dell’attivo delle prime cinque banche
italiane è “quattro volte inferiore rispetto a quello delle banche francesi” e “una
volta e mezza più basso” di quello degli istituti spagnoli e tedeschi. Giganti
nani - impressionano solo una stampa
mediocre.
Chissà
perché il Pd si fa prendere periodicamente dalla chimera patrimoniale – ora anche
Conte, ma di lui non si meraviglia, pur di “uscire in televisione” dice di
tutto. Che non si farà – non si può fare, la Costituzione comunque non lo consente,
a meno di una controriforma fiscale. Ma soleva nell’ottanta per cento degli italiani,
che la patrimoniale minacciata non toccherebbe, le patrimonialine che devono
ogni mese, le addizionali, l’Imu, la Tarsi, le bollette elettriche a consumo
zero. Sulle seconde case, certo, ma alzi la mano un italiano che non abbia la
casa dei genitori, dei nonni - un fardello da Monti in poi, dal centro-sinistra,
gravoso e gravosissimo.
“Il pugno di Vance all’Occidente”,
titola a tutta pagina il Corriere della sera” dopo la sfuriata del vice-presidente
Usa contro l’Europa. Sotto un fascione: “Draghi. «Ci siamo imposti i dazi da
soli»”. Un inizio di resipiscenza? Cerchiobottismo?
“Salvaguardare la sicurezza
europea deve essere un imperativo per i membri europei della Nato”, spiega mercoledì
a Bruxelles Pete Hegeseth, neo ministro Usa della Difesa: “Devono spendere il 5
per cento del loro pil nella difesa”, e dire “con franchezza ai loro popoli che
le minacce possono essere affrontare solo spendendo di più nella difesa”. Gli Stati
Unti ci spendono il 3,5 per cento del pil. E coprono da soli due quinti della
spesa militare mondiale – tre volte quella della Cina, dieci volte quella della
Russia.
Ma sono gli Stati Uniti
arroganti, o è l’Europa incapace - anche solo di leggere le cifre?
Ogni anno Sanremo è record,
“l’edizione più seguita da un quarto di secolo”. Ed è un cabaret (stand-up comedy) anti-governo,
Cucciari, Benigni, eccetera, quando il governo è di destra. Da Crozza in poi –
che però s’impuntò a fronte di un contestatore. Sembrerebbe un festival anticonformista,
e invece è corrivo, sa di saputo.
È curioso questo Sanremo sempre de
sinistra – come a Roma è festa sempre de noantri: Cristicchi non ha vinto perché fascio. Con
due terzi della audience ogni anno, milioni e milioni di spettatori. Per
cinque giorni di fila, per cinque lunghe notti, giovani e vecchi insieme, sinceri
appassionati? Tutti gli elettori del Pd vedono Sanremo? E gli altri - Sanremo raccoglie tra11 e 17 milioni di spettatori, il doppio dei voti alle sinistre nel 2022? Saranno gli astenuti.
Sanremo è uno spettacolo Rai, di un’azienda pubblica cioè, che si suppone gestita dalla destra, se è al governo. E questo è il suo segreto, che tutti sanno ma non si dice: è sempre impertubabilmente “democristiana”, da Bernabei in poi.
Si almanacca sul perché
Maria Zakharova abbia attaccato il presidente Mattarella, a dieci giorni dalla
sua critica - peraltro non lieve: assimilare la guerra all’Ucraina, dopo la
svolta violenta in quel paese antirussa, alle guerre di Hitler. Mentre il motivo
è palese: bullizzare l’Europa dopo l’accordo di massima Trump-Putin. Puntando
sull’unico Paese Ue con l’esecutivo stabile, fra quelli di qualche peso – indirettamente
sancendo l’irrilevanza di Francia e Germania, dei governi in carica. Ma, poi,
della Ue nel suo insieme: si critica una critica storica, non la guerra per l’Ucraina.
Si fa strame curiosamente
della Russia anche sotto questo aspetto: che sia grossolana e non sottile. Mentre
perfino la scelta di Zakharova per la protesta, invece del ministro degli
Esteri Lavrov, o del suo ministero, come si sarebbe dovuto da procedura
diplomatica, ha un senso: delegare la protesta a una giornalista, peraltro “italianeggiante”
– una protesta giornalistica, da chiacchiera.
Valentino sul “Corriere
della sera” spiega Zakharova, che pure conosce di persona, come una belloccia
Roma Nord, che “sempre supergriffata, lo shopping va a farlo a Dubai”. Facile per
lei lo smash: “Non ho ma fatto shopping in vita mia, né in Italia né in
nessun altro Paese. Ho altri interessi. Musei…. etc.”. O è la Russia sempre incognita?
Come ai tempi del bolscevismo, quando non si accettava che le mogli dei prominent,
di Gromyko p.es., parlassero inglese e conoscessero i dossier.
Il debito scende sotto i 3.000
miliardi, silenzio. Scende anche in rapporto al pil. Silenzio. Era sopra i
3.000 miliardi un mese prima, armageddon. L’“aria di crisi” dev’essere generale,
totale. Ma questa crisi estenuata, politica, finanziaria, economica, ora anche
militare (chi ci fa la guerra, la Russia?), a chi giova? È solo giornalismo per non saper
fare altro?
A un certo punto, nel
lungo ritratto che Mara Gergolet abbozza di Alice Weidel, fondatrice e leader
della destra tedesca, Alternative für Deutschland, fa parlare il suo ex capo a
Allianz e a Goldman Sachs, “l’americano Jin Dilworth”, che tra le tante cose
dice, quando Weidel decise di lasciare la finanza per Afd: “Una scelta che mi
stupì, la cosa più radicale allora nelle sue opinioni era lo scettiscismo verso
l’euro”, Lei si spiegò così: “Nella Cdu ci vorrebbero vent’anni”. Furba, no.
Ma il sottinteso è che Afd
si pone come una Dc di destra – il nazismo non c’entra, in Germania non
porterebbe un deputato.
È corsa a Generali. Unicredit
ammucchia un 5,2 per cento del capitale, Delfin (i Del Vecchio) forse un 20 per
cento, partendo dal 9 che già detiene. Pro o contro la scalata di Mps, via
Mediobanca? I Del Vecchio sono grandi azionisti anche di Mps, e di Mediobanca.
Unicredit si dichiara neutrale, ma è chiaro che è solleva un macigno contro il
disegno politico che sta dietro la scalata Mps a Mediobanca-Generali – che è un
po’ Davide all’assalto di Golia, ma molto è politica in affari. Unicredit punta
al “non facciamo scherzi”, ma sul presupposto che i Del Vecchio, dopotutto, puntino
al dividendo e alla rivalutazione.
Mps-Mediobanca (con
Generali): ci vorrebbe una golden rule che valuti l’interesse “nazionale” contro
quello di un governo, o di un partito, di un ministro. Questa, fra la tante norme,
ci è mancata, che invece è indispensabile – il sottogoverno è vivo e combatte
insieme a noi.
Curiosamente, nel suo
piano di difesa dalla scalata Unicredit, sventolando la bandiera patriottica Commerzbank
licenzia in Germania e assume in Polonia. In Germania ne licenzia non pochi,
3,.900, in Polonia ne assume anche di più. Per ragioni di buona gestione,
certo. Il che però vuol dire che finora non era tanto buona. E che Commerzbank
non è l’avamposto di nessuna Linea Sigfrido. È curioso che la difesa di
Commerzbank si faccia in Germania su basi nazionalistiche,
“Volontario a 25 anni, in
Vietnam guidavo marines che mi volevano morto!”: William Broyles Jr. ci ha
scritto su un libro, cinquant’anni dopo la sconfitta, e vuole propagandarlo, forse
esagera. Ma poi precisa, con un dato ufficiale: “Trecento ufficiali furono
uccisi dai loro soldati”.
Molto ancora non si sa
delle guerre americane – ancora, cioè in
piena era dell’open source, del giornalismo investigativo, della
desecretazione dei documenti, del furto dei documenti.
Non è più visibile, Sky
Tg24 l’ha cancellata, ed è un peccato, l’intervista che Renato Coen a Bruxelles
ha azzardato col presidente di una “Associazione rifugiati dalla Libia”, di nome
David Yambio. Un sud-sudanese a suo dire fuggito dalla guerra endemica a 16
anni, per approdare, dopo deserti e frontiere (frontiere nel deserto), nella
Libia di Almasri: “Io, torturato da Almasri, vi racconto l’inferno della
prigione di Mitiga”. Un eloquio inarrestabile che lasciato Coen senza parole,
in inglese fluente, da vero politico, che ora professa 24 anni, e vuole
processare, anche lui, il governo italiano, L’Africa bisognerebbe conoscerla, anche
solo un pochino.
Perché gli Yambio? Intanto
serve andare in tv. Poi, ci sono avvocati che non si fanno pagare. E alla Corte
dell’Aja sa che troverà giudici africani che daranno corda. E questo è un
problema, vero: perché la Corte era e doveva essere un organismo giuridico, non
dele inarrestabili chiacchiere africane.
Ogni settimana Renzi ha
un’intervista sul “Corriere della sera”, qualche volta anche su “la Repubblica”,
e non perché abbia qualcosa di nuovo da dire, ma per profetizzare la fine del
governo, ora di Meloni. Da rottamatore a guastatore? E al “Corriere della sera”
che gliene viene – giusto riempire una pagina senza faticare?
C’è stato terrorismo e terrorismo,
Cazzullo giustamente ricorda nella posta del “Corriere della sera”: “Anni 1970,
stragi senza pentiti”. Da piazza Fontana ai treni, a Bologna, a Brescia. E quello
che era un dubbio è a questo punto certezza: le stragi sono opera di terroristi
fascisti, ma “protetti”. Dai servizi segreti? Da quali? E perché i vari servizi,
che si sono accusati delle peggiori cose, su questo hanno taciuto e tacciono?
Roma è invasa da minicantieri,
soprattutto di rifacimenti di marciapiedi, che durano mesi, ingombrano, e si concludono
con “basaltine” che poi si rompono subito. Questo succedeva anche col vecchio
Giubileo, quello di Rutelli, del Millennio, le “basaltine” si rompevano subito.
Sono una fornitura obbligata? Il curioso è che il Pd romano, malgrado tanta
impopolarità, è sempre al comando: gli appalti portano più voti dell’opinione.
Nessun commento:
Posta un commento