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Parla forte, ma senza bastone – e punta al Nobel
Puntare grosso per ottenere un minimo viene giudicata alla Farnesina la
divisa del Trump II – come lo è stata nel Trump I. Di Trump si dice e si scrive
il contrario, ma anche questo avvio di presidenza è tonitruante e mite, a
parere di chi ha confidenza con gli affari diplomatici.
“Parla piano ma con un grosso bastone, andrai lontano”, il presunto proverbio
africano di Theodor Roosevelt, il presidente di inizio Novecento evocato a
proposito di Trump, funziona con Trump in realtà al contrario: Trump è un dealer,
un negoziatore, e non un imperialista come Th. Roosevelt, che la massima “africana” prospettò al Congresso
per farsi autorizzare una grande flotta. Per fare cioè degli Stati Uniti una
potenza imperialista come le altre, Inghilterra, Francia, Germania, Italia (avendo
già aggredito con profitto la potenza più debole, la Spagna). Trump invece non ha
fatto, e non progetta, guerre. E punta grosso per ottenere un minimo,
negoziabile.
Un tratto però – si può aggiungere - accomuna Trump a Th. Roosevelt: l’ambizione
a fare del deal, della mediazione, un’arte. L’aggressivo Th. Roosevelt
si fece dare nel 1906 il Nobel per la pace, per avere mediato l’anno prima la fine
del conflitto nel Pacifico fra la Russia e il Giappone. Trump ci è andato vicino
con gli “accordi di Abramo”, stabilizzando definitivamente Israele, ma Stoccolma ha esitato.
P.S. - Russia e Giappone si fecero guerra soprattutto per Port Arthur,
un porto nel Pacifico (oggi Lüshunkou- Dalian,
in Cina) che dava alla Russia libertà di navigazione nel Pacifico – Vladivostok
essendo impraticabile nel lungo inverno. La liberazione dai ghiacci oggi la Russia
si prospetta sull’Atlantico, in capo a Groenlandia e Canada.
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