lunedì 10 febbraio 2025

Se russo è pazzo

Molto sesso, più o meno aggrovigliato, solitamente d’impeto, una furia breve, per oltre due ore, e poco altro eccetto la follia, del notevolissimo personaggio che è stato Eduard “Limonov” (Ėduard Veniaminovič Savenko), poeta, auto-narratore e attivista politico russo, morto quattro anni fa. Esule volontario da giovane, in America e a Parigi, spregiatore del “vecchio rottame” Solgenitsin, e della parolaia intellighentsia moscovita, rimpatriato volontario con la perestrojka, la liberalizzazione del regime sovietico, e poi sempre all’opposizione, di Yeltsin da sinistra, di Putin da destra, e poi da sinistra, più o meno. Dopo essere stato volontario in Serbia nella guerra della Serbia contro tutti alla dissoluzione della Jugoslavia. Un “nazionalista moderato”, un “socialista della linea dura”, da ultimo un “attivista dei diritti costituzionali”, e perfino un fascista, autoproclamato. Creatore, col pensatore putiniano, teorico dell’Eurasia, Aleksandr Dugin di un Partito Nazionalbolscevico. Poi di un altro partito, L’Altra Russia, su posizioni analoghe. Avversario politico di Putin, e anche dei “neocomunisti”.
Un vero russo, imprevedibile. Una “bomba a mano” – lo pseudonimo non si lega ai limoni ma alla limonka, gergale per bomba a mano, che è, è stato, il simbolo del partito L’Altra Russia nello stemma elettorale (“Limonka” era anche il titolo del giornale del partito). Un personaggio troppo complesso per una narrazione – a meno di non farlo un pazzo? Però Carrère c’è riuscito, nel saggio-romanzo “Limonov” bestseller quindici anni fa. Serebrennikov, antiputiniano, al punto da interrompere la lavorazione del film a Mosca allo scoppio del guerra, poi completata fuori, è  come se avesse voluto dare un quadro problematico del fare politica in Russia.
Kirill Serebrennikov, Limonov, Sky Cinema, Now

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