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Trump abbaia ma non morde
Trump parla molto perché
può fare poco? Certamente non le annessioni: Canada, Groenlandia, Canale di
Panama – e Gaza… Le guerre commerciali deve “misurarle”, calcolare gli effetti
in termini di benefici e di costi. Sulle paci che rincorre, in Ucraina per ora,
ha più peso – sono anche terreni politici che più si confanno alla sua abilità
di negoziatore – ma non determinante.
Non c’è molta preoccupazione
nella nostra diplomazia, e in quella europea, per l’“uragano Trump”.
Malgrado Trump, l’America
è stabile. Molto più di quanto le cronache fanno supporre. Anche in politica
estera – è in questo frame, potenzialità e limiti, che Trump può essere più
conclusivo.
All’interno il potere
presidenziale ha molti contropoteri. Il Cong esso, a maggioranza risicata, rivedibile
ogni due anni. Le Corti federali. La Corte Suprema – qui Trump è accreditato di
una maggioranza schiacciante, 6-3, ma di fatto i conservatori vi sono divisi, l’equilibrio
politico fra i giudici federali è piuttosto un pareggio 3-3-3,
progressisti-liberali-conservatori. E anche in campo economico, lo schieramento
con Trump di Musk, Zuckerberg, Bezos gli portano, con le loro capitalizzazioni di
Borsa, pure stratosferiche, solo l’1,8 per cento del pil – con Apple e Google si
arriva al 3,1.
Più in generale,
in campo economico, vale un delicato bilanciamento tra la deregolamentazione all’interno
(la liberalizzazione) col protezionismo all’esterno. Il protezionismo ha l’effetto
di scardinare la deregolamentazione della concorrenza, che potrebbe non
risultare di beneficio er gli interessi americani. Mentre l’obiettivo di attrarre
più investimenti esteri (con i dazi, con i contributi a fondo perduto, con la
deregolamentazione) trova un limite nell’apprezzamento del dollaro.
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