mercoledì 12 febbraio 2025

Trump abbaia ma non morde

Trump parla molto perché può fare poco? Certamente non le annessioni: Canada, Groenlandia, Canale di Panama – e Gaza… Le guerre commerciali deve “misurarle”, calcolare gli effetti in termini di benefici e di costi. Sulle paci che rincorre, in Ucraina per ora, ha più peso – sono anche terreni politici che più si confanno alla sua abilità di negoziatore – ma non determinante.
Non c’è molta preoccupazione nella nostra diplomazia, e in quella europea, per l’“uragano Trump”.
Malgrado Trump, l’America è stabile. Molto più di quanto le cronache fanno supporre. Anche in politica estera – è in questo frame, potenzialità e limiti, che Trump può essere più conclusivo.
All’interno il potere presidenziale ha molti contropoteri. Il Cong esso, a maggioranza risicata, rivedibile ogni due anni. Le Corti federali. La Corte Suprema – qui Trump è accreditato di una maggioranza schiacciante, 6-3, ma di fatto i conservatori vi sono divisi, l’equilibrio politico fra i giudici federali è piuttosto un pareggio 3-3-3, progressisti-liberali-conservatori. E anche in campo economico, lo schieramento con Trump di Musk, Zuckerberg, Bezos gli portano, con le loro capitalizzazioni di Borsa, pure stratosferiche, solo l’1,8 per cento del pil – con Apple e Google si arriva al 3,1.
Più in generale, in campo economico, vale un delicato bilanciamento tra la deregolamentazione all’interno (la liberalizzazione) col protezionismo all’esterno. Il protezionismo ha l’effetto di scardinare la deregolamentazione della concorrenza, che potrebbe non risultare di beneficio er gli interessi americani. Mentre l’obiettivo di attrarre più investimenti esteri (con i dazi, con i contributi a fondo perduto, con la deregolamentazione) trova un limite nell’apprezzamento del dollaro.   

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