Se non fosse una guerra sanguinosa, con morti a centinaia di migliaia (8-900 al giorno solo i russi, a sentire le “nostre” fonti, che sono i servizi inglesi) e distruzioni, sarebbe una spettacolare commedia degli equivoci, o degli inganni, la tipica guerre des dupes. Un “trainello”, direbbe Camilleri, o “sfunnapedi” - una “mandrakata” al dire di Proietti: far correre, e perdere, il brocco sotto le spoglie del purosangue.
Sull’Ucraina Trump
parla direttamente con Putin. Zelensky tenta d’intrufolarsi con la “terre
rare”. L’Europa non ci tenta nemmeno, dopo avere combattuto una delle vecchie “guerre”
per procura Usa-Russia. Con perdite, anche gravose per il portafoglio. E con
nessuna “vittoria” ora in vista, o beneficio. Neanche un minimo di
considerazione, per il galateo. Anzi con la prospettiva di dover “pagare” una
rapida europeizzazione dell’Ucraina, di quello che ne resterà. Senza più la
Nato in appoggio, dopo che era stata estesa al Caucaso, e ai mari asiatici - senza più gli Usa. E con la Russia nemica.
Il conto sconsolato
su cui rimugina la Farnesina è stato fatto ieri da Fubini sul “Corriere della
sera” per exempla. Per esempio con l’arricchimento spropositato della Norvegia,
che essendo fuori dalla Ue non è tenuta alle sanzioni contro la Russia, mentre
se ne è giovata: ha potuto e può vendere a carissimo prezzo il suo gas e il suo
petrolio grazie alla scarsità dell’offerta indotta dalle sanzioni. Ministro delle
Finanze di questa pioggia d’oro Jens Stoltenberg, lo stesso che gestiva la Nato.
La Ue non conta con Trump, ma non contava nemmeno con Biden - e con Obama. Aveva patrocinato un accordo tra Ucraina e Russia, nel 2014, poi ha pensato di fare la voce grossa, mosca cocchiera delle strategie americane, e ora rimane sola.
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