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martedì 18 febbraio 2025

Una festa piena di grazia

Un lungometraggio in forma di documentario su fede, nientemeno, religiosità, e radicamento sociale di fede e religiosità. Ma svolto con semplicità, con serentà perfino. E coinvolgente. Opera di una regista che si trovava a Palmi per caso, aiuto dei Manetti Bros per il film “U.S .Palmese”, e ne ha approfittato invece per ricavarne una storia semtplie e profonda. Da agnostica peratro, non personalmente sensibile alle tematiche che fa rivivere.
L'occasione è una festa religiosa, che ogni pochi anni si tiene a Palmi in agosto, in cui la Madonna viene portata in processione sotto forma di “animella”, Maria Vergine supponendosi bambina. Rappresentata da una bambina vera, max 10-11nne, prescelta per ogni manifestazione, che oscillerà quindi in processione su un trono ogni volta più imponente, ora su 15 metri, con un san Pietro altrettanto vivente e alcune angele a farne ornamento, lungo tutto il percorso della processione. Una festa ora patrimonio dell’Unesco e attrazione turistica, ma sempre di grande devozione: le confraternite sono sempre numerose, di Artigiani, Bovari, Carrettieri, Contadini, Marinai, l’affiliazione è ambita, la devozione radicata. Una festa che Palmi, come tutto, ha preso in prestito da Messina, la città sorella al dl là dello Stretto – ma Messina ha sostituto Animella e angeli con statuine di cartongesso.  
Il fotografo-videomaker locale, all’origine forse dell’idea del film, un’Animella di cinquant’anni fa, una di otto o dieci anni fa, ora milanese, che molto non ci crede, sindaci e organizzatori dell’evento, sarte e ricamatrici, e molte scene dal vivo animano il film. La candidature delle ragazze. La precernita in una vasta sala del Comune, con una terna esito del voto dei presenti. Come la terna prescelta si prepara alla decisione finale – senza trucchi, senza astii: se non il buon animo delle concorrenti, lo impedisce il fondo religioso. La scelta con una consultazione popolare nella villa comunale, affacciata sullo Stretto, una Domenica - si contano oltre tremila voti, più che per un’elezione politica.
Nicole, Giada e Mariateresa sono le tre ragazze prescelte, tutt’e tre di undici anni, che raccontano l’attesa e le attese. Non con “profondità”, però con buonsenso, e senza invidie.
La Varia serviva anche a “dotare” una bambina povera – nei cinque secoli della tradizione questo era l’aspetto principale. Ora questo aspetto non c’è più – ci sono solo regali, anche ricchi, ma come ex voto. Non c’è più la povertà, evidentemente. O Lucini non se ne occupa – ha scelto il terreno meno attraente, della religiosità infantile sposata all’amore - all’amore virginale. E ne ottiene una favola, bizzarramente, contemporanea.
Senza spocchia, anche un racconto di antropologia. Lucini, dice Antonio Manetti presentando il film, “si è impadronita di Palmi, in ogni piega, delle persone più inverosimili, di cose che nemmeno noi sapevano benché ci siamo cresciuti”, con la madre.
Andrée Lucini, Piena di grazia

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