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Dante mitico
I volti fisici di
Dante, come lo si rappresenta, “da Botticelli alla grafica 3D”. La conclusione è
nel seguito del titolo: “Ma i software non battono la fantasia”. Perché Dante è
mito, il volto, la fisionomia, anche la statura sono soggettive, di ogni lettore,
anche se esso stesso autore.
“Tutte le
ricostruzioni”, spiega Palmieri, hanno un solo riferimento, il cranio e lo scheletro
di Dante “ritrovati fortunosamente in una cassetta lignea a Ravenna il 27 maggio
1865 nei pressi dell’urna marmorea”, da cui le ossa erano state “segretamente
sottratte e occultate per secoli dai frati francescani, timorosi che i
fiorentini se le riprendessero, cosa che stavano per fare nel 1519 quando
ottennero il consenso di papa Leone X” Medici. Ma si dovette aspettare fino al
1921, ai “rilievi attendibili” di “due luminari dell’antropologia, Fabio Frassetto
e Giuseppe Sergi”, per ottenerne un’immagine attendibile.
Prima, naturalmente,
ma anche dopo, molti si sono sbizzarriti nelle ipotesi più strane. Non hanno
giovato le celebrazioni, con r elativi elevati bilanci di spesa, dei centenari.
Né i “dantedì” che si celebrano, il 25 marzo, da alcuni anni. “Ci sono studi”,
conclude Palmieri, “e a non citare il nome degli autori si fa loro un favore,
che deducono persino patologie neurologiche”, di Dante epilettico e\o
narcolettico.
Francesco Palmieri,
I cento volti di Dante, “Il Foglio”, sabato-domenica
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