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giovedì 27 marzo 2025

Della controrivoluzione, o del voto a destra

Si dice “quinta colonna” per dire nazionalismo. E di questo qui si tratta - p. 27, nota: “In tutto il mondo nazionalismo è diventato sinonimo di tradimento. Qesto è comprensibile: il nazionalismo è stato ovunque l’arma della controrivoluzione, così come il patriottismo è stato l’arma della rivoluzione” - la “quinta colonna è un fenomeno essenzialmente controrivoluzionario per il quale il nazionalismo funge da camuffamento”.
“I poteri legittimi hanno spesso avuto più paura della guerra - e intendono una guerra seria - che della sconfitta, e più paura della vittoria che della Guerra…. Il Senato romano temeva particolarmente la vittoria delle sue truppe” (pp- 29-30).
Una sola guerra dal 1914 al 1945, in tre tappe, p. 21, n.: “1) vittoria della rivoluzione in Russia, 2) vittoria della controrivoluzione in Italia e Germania, 3) guerra nazionale: guerra di conquista condotta dalle potenze controrivoluzionarie contro i Paese democratici in preda al dissesto sociale”.
Sul pacifismo, p. 35, n.: “La democrazia antica non è né pacifica né pacifista. La democrazia borghese moderna, se rimane sana, è pacifica ma non pacifista”.
Sulle origini del fascismo. P.37: “Fu la minaccia della rivouzione, e la grande paura che ne seguiva, a spingere la borghesia occidentale verso un’alleanza con i suoi nemici tradizionali e nuovi, le forze della tradizione e della contro-rivoluzione”.
“Quest’alleanza fu rafforzata, e persino cementata, da unfatto di capitale importanza, ossia l’estensione, legale o semplicemente effettiva, del suffragio universale, che minacciava le classi borghesi di perdere il loro ascendente politico proprio nel momento in cui le rovine finanziarie causate dalla guerra, di cui avevano sostenuto il costo, e l’inflazione che ne era la conseguenza, che aveva provocato o almeno accelerato il fenomeno, così ben descritto da Platone, della concentrazione della ricchezza e dell’impoverimento delle classi medie fecero perdere loro l’ascendente economico e fecero vacillare le stabili fondamenta su cui avevano costruito la loro esistenza”.
Senza fare la voce grossa tra fascismo e antifascismo, la modeata rilevazione delle cose come stanno - grande novità. A p. 40, n. 35: “La controrivoluzione non si riduce affatto a un complotto oligarchico, come viene comunemente frainteso. Il fascismo (il totalitarismo, la dittatura, la tirannia) ha fonti moltelici e profonde. L’oligarchia non crea la contro-rivoluzione: la aiuta e le chiede aiuto”.
Una riflessione di fine guerra, per porre il problema acuto in Francia, se la controrivoluzione (Vichy, collaborazione con la Germania) non riuscirà “a fare in tempo di pace ciò che non “è riuscita “a fare in tempo di guerra, ossia riconquistare le masse borghesi”. A “realizzare la controrivoluzione preventiva” tentata con Vichy, ma sotto occupazione.
“I nemici dei nostri nemici sono nostri amici”, 14
La Russia di Stalin - e quella di oggi, 25: “Non è per il regime sovietico, o la religione marxista, che la Russia combatte oggi, ma per la «patria sovietica», l’impero sovietico, cioè la Santa Russia. L’Impero Russo nel quale la struttura sovietica è diventata autoctona e in cui il compagno, o meglio il maresciallo, Stalin ha sostituito lo zar”.
E, più pregnanti di tutte, le considerazioni sul riemergere della destra, sulla controrivoluzione - forte della conoscenza di Platone, del Platone politico, di cui resta riconosciuto interprete principe. V. 32, n. 26: “Il termine «controrivoluzione» ha una cattiva reputazione… Ecco perché i più autentici controrivoluzionari - Hitler, Mussolini, Pétain, etc. - amano definirsi “rivoluzionari” e parlare di Rivoluzione Fascista, Rivoluzione Nazionale”. E: “Determinare l’esatto significato dei due termini è arduo. Basta osservare: a) che la controrivoluzione non è la restaurazione di uno Stato passato e che, di conseguenza, i reazionari che si uniscono alle forze controrivoluzionarie sono sempre - almeno in parte - ingannati; b) che la rivoluzione….significa un cambiamento totale, e la controrivoluzione il mantenimento, almeno parziale, dello stato di cose e del personale dirigente”.
Un saggio, meglio, note sparse, le cui tracce risalgono al II e III numero o volume (o al IV e V, il curatore non è preciso) di “Renaissance”, una rivista create nel 1943 dalla École Libre des Hautes Études creata a New York dagli esuli gaullisti nel 1943, insieme con la rivista - che avrebbe dovuto avere periodicità trimestrale, ma uscì sporadicamente, solo tre numeri nello stesso 1943 (in uno di questi numeri del 1943 Koyré aveva pubblicato il saggio “Sulla menzogna politica”.
La lunga nota editoriale del curatore Marco Dotti prova a raccordare l’interesse di Koyré per la “quinta Colonna” col suo passato, per la parte conosciuta, di giovane “informatore” dei servizi francesi in Russia, la sua patria di nascita. Infiltrato nell’esercito russo “con un grado fittizio… per consentirgli di trattare alla pari con gli ufficiali”. Della sua attività nei due anni successivi, nei quali riuscì a ottenere - documentate - due importanti decorazioni militari, la Croce di Guerra e la Croce di San Giorgio. E poi, dopo il ‘17, negli eventi rivoluzionari e contro-rivoluzionari.

Un saggio breve che è una fungaia di idee. Sulla guerra, p. 33: Contrariamente alla convinzione così diffusa incerti ambienti, non sono affatto gli «armaioli» e i «mercati di cannoni che, con le loro torbide macchinazioni, spingono i popoli alla guerra; non sono nemmeno i «capitalisti» che lo fanno per guadagnare sbocchi nei «mercati». Questo poteva essere vero ai tempi degli eserciti professionali, ma non lo è certo oggi. La guerra, ai giorni nostri - e forse lo è sempre stata - è soprattutto un affare nazionale. E sono i popoli, ora, a farla”.

Un saggio apparso random su una rivista random, molto disordinato, scritto evidentemente all’impronta, come di riflessioni sotto forma di appunti. Disordinato. Alcune, anzi molte, considerazioni sono in nota, come occasionali, marginali. Un saggio seminale, confrontato dalla ricerca-memoria storica, anche se con difficoltà, per i tanti suoi punti eretici o controversi.

Alexandre Koyré, La quinta colonna, Meltemi, pp.76 € 10




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