Si
dice “quinta colonna” per dire nazionalismo. E di questo qui si tratta - p. 27,
nota: “In tutto il mondo nazionalismo è diventato sinonimo di tradimento. Qesto
è comprensibile: il nazionalismo è stato ovunque l’arma della controrivoluzione,
così come il patriottismo è stato l’arma della rivoluzione” - la “quinta
colonna è un fenomeno essenzialmente controrivoluzionario per il quale il nazionalismo
funge da camuffamento”.
“I poteri legittimi hanno spesso avuto più
paura della guerra - e intendono una guerra seria - che della sconfitta, e più
paura della vittoria che della Guerra…. Il Senato romano temeva particolarmente
la vittoria delle sue truppe” (pp- 29-30).
Una sola guerra dal 1914 al 1945, in tre
tappe, p. 21, n.: “1) vittoria della rivoluzione in Russia, 2) vittoria della
controrivoluzione in Italia e Germania, 3) guerra nazionale: guerra di conquista
condotta dalle potenze controrivoluzionarie contro i Paese democratici in preda
al dissesto sociale”.
Sul pacifismo, p.
35, n.: “La democrazia antica non è né pacifica né pacifista. La democrazia
borghese moderna, se rimane sana, è pacifica ma non pacifista”.
Sulle origini del fascismo.
P.37: “Fu la minaccia della rivouzione, e la grande paura che ne seguiva, a spingere
la borghesia occidentale verso un’alleanza con i suoi nemici tradizionali e
nuovi, le forze della tradizione e della contro-rivoluzione”.
“Quest’alleanza fu
rafforzata, e persino cementata, da unfatto di capitale importanza, ossia l’estensione,
legale o semplicemente effettiva, del suffragio universale, che minacciava le
classi borghesi di perdere il loro ascendente politico proprio nel momento in cui
le rovine finanziarie causate dalla guerra, di cui avevano sostenuto il costo,
e l’inflazione che ne era la conseguenza, che aveva provocato o almeno
accelerato il fenomeno, così ben descritto da Platone, della concentrazione della
ricchezza e dell’impoverimento delle classi medie fecero perdere loro l’ascendente
economico e fecero vacillare le stabili fondamenta su cui avevano costruito la
loro esistenza”.
Senza fare la voce
grossa tra fascismo e antifascismo, la modeata rilevazione delle cose come
stanno - grande novità. A p. 40, n. 35: “La controrivoluzione non si riduce
affatto a un complotto oligarchico, come viene comunemente frainteso. Il fascismo
(il totalitarismo, la dittatura, la tirannia) ha fonti moltelici e profonde. L’oligarchia
non crea la contro-rivoluzione: la aiuta e le chiede aiuto”.
Una riflessione di
fine guerra, per porre il problema acuto in Francia, se la controrivoluzione (Vichy,
collaborazione con la Germania) non riuscirà “a fare in tempo di pace ciò che non
“è riuscita “a fare in tempo di guerra, ossia riconquistare le masse borghesi”.
A “realizzare la controrivoluzione preventiva” tentata con Vichy, ma sotto
occupazione.
“I nemici dei nostri nemici sono nostri
amici”, 14
La Russia di Stalin - e quella di oggi, 25:
“Non è per il regime sovietico, o la religione marxista, che la Russia combatte
oggi, ma per la «patria sovietica», l’impero sovietico, cioè la Santa Russia.
L’Impero Russo nel quale la struttura sovietica è diventata autoctona e in cui
il compagno, o meglio il maresciallo, Stalin ha sostituito lo zar”.
E, più pregnanti di tutte, le considerazioni
sul riemergere della destra, sulla controrivoluzione - forte della conoscenza
di Platone, del Platone politico, di cui resta riconosciuto interprete principe.
V. 32, n. 26: “Il termine «controrivoluzione» ha una cattiva reputazione… Ecco perché
i più autentici controrivoluzionari - Hitler, Mussolini, Pétain, etc. - amano
definirsi “rivoluzionari” e parlare di Rivoluzione Fascista, Rivoluzione
Nazionale”. E: “Determinare l’esatto significato dei due termini è arduo. Basta
osservare: a) che la controrivoluzione non è la restaurazione di uno Stato
passato e che, di conseguenza, i reazionari che si uniscono alle forze controrivoluzionarie
sono sempre - almeno in parte - ingannati; b) che la rivoluzione….significa un cambiamento
totale, e la controrivoluzione il mantenimento, almeno parziale, dello stato di
cose e del personale dirigente”.
Un saggio, meglio, note sparse, le cui tracce
risalgono al II e III numero o volume (o al IV e V, il curatore non è preciso) di
“Renaissance”, una rivista create nel 1943 dalla École Libre des Hautes Études creata
a New York dagli esuli gaullisti nel 1943, insieme con la rivista - che avrebbe
dovuto avere periodicità trimestrale, ma uscì sporadicamente, solo tre numeri
nello stesso 1943 (in uno di questi numeri del 1943 Koyré aveva pubblicato il saggio
“Sulla menzogna politica”.
La lunga nota editoriale del curatore Marco
Dotti prova a raccordare l’interesse di Koyré per la “quinta Colonna” col suo
passato, per la parte conosciuta, di giovane “informatore” dei servizi francesi
in Russia, la sua patria di nascita. Infiltrato nell’esercito russo “con un grado
fittizio… per consentirgli di trattare alla pari con gli ufficiali”. Della sua attività
nei due anni successivi, nei quali riuscì a ottenere - documentate - due importanti
decorazioni militari, la Croce di Guerra e la Croce di San Giorgio. E poi, dopo
il ‘17, negli eventi rivoluzionari e contro-rivoluzionari.
Un
saggio breve che è una fungaia di idee. Sulla guerra, p. 33: Contrariamente alla
convinzione così diffusa incerti ambienti, non sono affatto gli «armaioli» e i
«mercati di cannoni che, con le loro torbide macchinazioni, spingono i popoli
alla guerra; non sono nemmeno i «capitalisti» che lo fanno per guadagnare
sbocchi nei «mercati». Questo poteva essere vero ai tempi degli eserciti professionali,
ma non lo è certo oggi. La guerra, ai giorni nostri - e forse lo è sempre stata
- è soprattutto un affare nazionale. E sono i popoli, ora, a farla”.
Un
saggio apparso random su una rivista random, molto disordinato,
scritto evidentemente all’impronta, come di riflessioni sotto forma di appunti.
Disordinato. Alcune, anzi molte, considerazioni sono in nota, come occasionali,
marginali. Un saggio seminale, confrontato dalla ricerca-memoria storica, anche
se con difficoltà, per i tanti suoi punti eretici o controversi.
Alexandre Koyré, La quinta colonna, Meltemi, pp.76 € 10
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