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Grasse risate se scorrette
Il Feydeau più Feydeau che c’è, di equivoci
e risate, resuscitato da
Rifici, a lungo assistente di Ronconi, e poi a lungo
direttore della
scuola di teatro a Ronconi intitolata dal Piccolo di Milano.
Seriosamente?
Un adattamento geniale, un fuoco d’artificio
di invenzioni sceniche, mimetiche,
dialogiche. Pareggiato
dalla semplicità: fondale e quinte ridotte a un semplice,
miracoloso, armadio. E un nugolo di equivocanti che
sono insieme comici, mimetici
(trasformisti), saltimbanchi,
fini dicitori e anche musicisti. In un susseguirsi
incalzante di
buffonate, da farsa. Scandito da scene da applauso, com usava nel
vecchio teatro.
Feydeau nel 2025, tra woke, diritti, e
correttezze - un autore e una
commedia per definizione scorretti? Eppure c’è. Prodotto da Lugano
Arte e Cultura
- col Piccolo di Milano, certo. Dalla cui scuola
sono gli attori versatili, polivalenti,
dicitori, ballerini, saltimbanchi,
mimi, cantanti, musicanti. Ma la prima risata, incerta, isolata, è venuta
dopo venti minuti. Il primo applause da scena madre, tiepido, dopo
un’ora. Il pubblico “impegnato”, come si diceva prima del
woke, non riconosce più una commedia - grasse risate e molti applausi
s’immaginano in un’arena popolare, in teatro da piazza.
Georges Feydeau (Carmelo Rifici), La pulce nell’orecchio, Teatro
Il
Vascello, Roma
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