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Il futuro della coppia in una notte - quella del matrimonio
Fogliati e Scicchitano rivivono la stessa notte
delle nozze, benché accasati nella Love Suite sulla terrazza del Grand Hotel, tra
cielo e terra, tutte le piccole, scontate, comuni, per quanto sciocche,
diatribe di coppia che li attendono, compresi amici-amiche e genitori. Tutte
insieme, vagando con tutti i mezzi, compresa un’auto della Polizia, insospettita
dal vagabondaggio, per piazze, vicoli e viali di Roma. A partire dal vecchio ghetto,
portico d’Ottavia e via della Reginella.
Il solito artificio plautino degli equivoci.
Vivificato da una sceneggiatura brillante, sempre ben “tagliata”, come la regia.
E dalla “naturalezza” dei due interpreti. Le incertezze giovanili, post-adolescenziali,
cui Antonaroli ha abituato, con i cortometraggi e “La svolta”. Una sfida anche:
un film che si vuole comico senza gli artifici della comicità.
Non minore pregio, fa rivivere la romanità
giudaico-romanesca, rinfrescante. Non della poesia e della lingua, per la quale
l’identità ricorre - ricorreva. Ma per avere abbandonato l’arcigno sionismo
degli ultimi tempi. A tratti Antonaroli trasporta i suoi giovani sposi nelle
modalità, i ritmi, lo spiritaccio del primo Woody Allen a New York.
Una “commedia romantica” apprezzata dai
critici per l’inconsueta vivacità. Di linguaggio, di ritmo, di sintonizzazione degli
interpreti, smisurati e misurati, ma non dalla distribuzione (è uscito in sala
ad agosto…., prima ancora della promozione al 70mo Film Fest di Taormina).
Riccardo Antonaroli, Finché notte
non ci separi, Sky Cinema
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