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martedì 25 marzo 2025

Indietro tutta, la questione è la depopolazione

Per secoli, almeno da Malthus, da fine Settecento, eravamo in troppi sulla terra e ora, d’improvviso, ci avviamo all’estinzione. Come umani s’intende, come umanità.
Dalla sovrappolazione, minacciosa per quasi due secoli e mezzo, e da ultimo all’origine del green deal a tappe forzate, alla depopolazione. Si stima - si sa, la demografia è prevedibile - che tra un quarto di secolo, al 2050, tre quarti dei paesi del mondo (155 su 204) avranno una popolazione in calo. E che lo stesso problema, la depopolazione, riguarderà quasi tutto il mondo (198 paesi su 204) entro fine secolo - praticamente una volta esaurita la spinta demografica africana, l’unico continente che ancora fa figli.
L’Italia perderà un terzo della popolazione entro fine secolo. Il Giappone si ridurrà di un quinto entro il 2050. E così via. Vanno a ridursi anche le grandi fucine demografiche: la Cina ha già cominciato, con numeri naturalmente molto elevati, l’India seguirà.
Dopo due secoli di malthusianesimo, tendenze teoriche opposte subentrano. A fine Settecento 9la teoria apparentemente inoppugnabile di Thomas Malthus vedeva la luce: il rapporto è stretto tra popolazione e risorse naturali, queste sono limitate e quella, se non regolamentata, le renderà presto insufficienti - il rapporto era (è ancora) visibile fra pressione demografica, o eccesso di nascite, e povertà e fame. La crescita della popolazione, calcolava Malthus, è geometrica, quella dei mezzi di sussistenza, delle risorse, aritmetica. Da qui la moltiplicazione della povertà, e la possibile fine del mondo: lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, peraltro non rinnovabili, e quindi il deterioramento dell’ecosistema - la questione ecologica, il green deal.
C’è di che preoccuparsi per le capacità previsionali, e anche conoscitive, delle scienze? Fino a ieri la pressione era malthusiana, quasi terroristica: un secolo e più di campagna per il controllo delle nascite, questione di vita o di morte per il pianeta, fino alla castrazione chimica, in India e altrove, e al green deal a tappe forzate. In realtà il problema si pone di una certa scienza, “politicizzata” - ideologica, assolutistica. La demografia, che ora sa cosa succederà al 2050 e nel 2100, è bene pure essa una scienza.

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