Le ragioni del folle Trump
L’obiettivo di politica estera di Trump, quello centrale, mondiale, si precisa:
rompere “l’asse del male”, per dirla con Reagan, anni 1980, Russia-Cina-Iran.
Agendo sulla Russia, che Washington individua come il soggetto sui cui è
possibile esercitare il massimo leverage.
Una Russia non più legata alla Cina ne riduce il potenziale concorrenziale
in termini militari. Per mantenere il canale preferenziale con Washington, inoltre,
non si dubita che Mosca agirà da calmiere sui rincari, politici e anche militari,
che Teheran minaccia: l’arma nucleare, l’instabilità nel Medio Oriente arabo, tra
Hezbollah e Houthi.
Vittima di questo riavvicinamento, considerato strategico, l’Ucraina ,
con la “pace trumpiana”. Ma non del tutto. A farne le spese dovrebbe essere il
cosiddetto integralismo ucraino, antirusso. Che è il fattore politico su cui
Zelensky è arrivato alla politica, facendone una forza – ora però, a giudizio
di Washington, molto indebolita.
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