skip to main |
skip to sidebar
L’occupazione della Cisgiordania
In una pietraia in Cisgiordania gli abitanti palestinesi delle grotte vengono sloggiati con le ruspe dall’esercito
israeliano. Per un paio volte, in un paio d’anni. Dopo una causa durata
ventisei o ventotto anni alla Corte Suprema israeliana, che ha dato torto ai
ricorrenti palestinesi.
Un documentario che si vuole coraggioso,
perché mostra le ruspe israeliane in azione. E anche il pestaggio di un
dimostrante, che ne resta storpio, e l’assassinio a bruciapelo e a freddo di un
altro, da parte di un colono israeliano. Opera di due giovani palestinesi e due
israeliani. Pieno di riflessioni notturne, tra i fumi del narghilé, e buoni
propositi. Anche un po’ disperati, ma il giusto. Per questo premiato, a Berlino
e agli Oscar, come un progetto di speranza.
Un documentario girato prima del
7 ottobre. Ma già disperante, di fatto, contro le evidenti buone intenzioni. In
azione, affardellati come marziani, non sono militari di carriera o
professione, ma reclute e riservisti (richiamati) – tra essi due giovani donne,
una ride, una sbraita. L’area viene sgomberata perché è destinata a riserva militare.
Ma ai residenti non viene offerta una ricollocazione. E all’orizzonte, nella
stessa area ma fuori dalla pietraia, nel verde dell’oasi, si vedono le villette
dei coloni israeliani – ordinate, programmate. E poi si sa: l’esercito israeliano
aveva lasciato sguarnita la frontiera sud, verso Gaza, perché impegnato come
polizia in Cisgiordania. Non c’è compassione possibile nella violenza.
Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval
Abraham, Rachel Szor, No other
Land
Nessun commento:
Posta un commento