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lunedì 17 marzo 2025

L’occupazione della Cisgiordania

In una pietraia in Cisgiordania gli abitanti palestinesi delle grotte vengono sloggiati con le ruspe dall’esercito israeliano. Per un paio volte, in un paio d’anni. Dopo una causa durata ventisei o ventotto anni alla Corte Suprema israeliana, che ha dato torto ai ricorrenti palestinesi.
Un documentario che si vuole coraggioso, perché mostra le ruspe israeliane in azione. E anche il pestaggio di un dimostrante, che ne resta storpio, e l’assassinio a bruciapelo e a freddo di un altro, da parte di un colono israeliano. Opera di due giovani palestinesi e due israeliani. Pieno di riflessioni notturne, tra i fumi del narghilé, e buoni propositi. Anche un po’ disperati, ma il giusto. Per questo premiato, a Berlino e agli Oscar, come un progetto di speranza.          
Un documentario girato prima del 7 ottobre. Ma già disperante, di fatto, contro le evidenti buone intenzioni. In azione, affardellati come marziani, non sono militari di carriera o professione, ma reclute e riservisti (richiamati) – tra essi due giovani donne, una ride, una sbraita. L’area viene sgomberata perché è destinata a riserva militare. Ma ai residenti non viene offerta una ricollocazione. E all’orizzonte, nella stessa area ma fuori dalla pietraia, nel verde dell’oasi, si vedono le villette dei coloni israeliani – ordinate, programmate. E poi si sa: l’esercito israeliano aveva lasciato sguarnita la frontiera sud, verso Gaza, perché impegnato come polizia in Cisgiordania. Non c’è compassione possibile nella violenza.  
Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor,
No other Land

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