Ombre - 764
Il capo della Cia
Radcliffe annuncia che l’agenzia di spionaggio americana non “condividerà” più
con l’Ucraina le sue informazioni - ha sospeso lo scambio. Si spiega per l’occasione che i satelliti
spia e gli aerei americani “sono stati cruciali per colpire obiettivi russi e per
evitare attacchi”. Cosa che si sapeva, “cruciali” per gli assassinii eccellenti
in Russia, le flotte di droni sul Cremlino, le incursioni in territorio russo, con precisione sul ponte di Crimea, e sulle navi nel mar Nero. Ma non veniva detto, giusto questo sito ne prendeva atto
Uno Stato dell’Unione di
un’ora e mezza si ascolta per quello che è, un discorso alla Castro, stesso ego, o lo sproloquio di un ottantenne, incontenibile.
Cioè non si ascolta. Quello che fa impressione è l’attenzione con cui seguono Trump
il suo vice Vance e lo speaker dei Rappresentanti Mike Johnson, sempre
inquadrati dietro il presidente. Non si perdono una parola – per un’ora e mezza
(saranno stati mummificati)?
Si leggono senza stupore
le cronache, pure incredibili, burattinesche, di Bruxelles sul Qatargate: giudici
incapaci, imbroglioni, al meglio superficiali, che solo si impegnano a incriminare
eurodeputati, preferibilmente italiani – la corruzione è italiana - e dem. Non
tanto per il taglio politico, ci devono pure essere giudici di destra. Ma per
lo stato confusionale. Poi uno guarda ai nomi di questi inquirenti e si chiede: è così che funziona
una società multietnica?
L’ad di Unicredit Orcel
può dire infine la sua, dopo mesi, al governo sull’offerta di acquisto-scambio
di Bpm. Ma solo a un capo di gabinetto, non al ministro del Tesoro, nemmeno al
sottosegretario Mantovano, di palazzo Chigi dominus. Avrà toccato infine
con mano che non è gradito al governo. È bizzarro: le partite in corso,
Unicredit-Bpm e l’incredibile Monte dei Paschi-Mediobanca (Generali), sono
politiche. Palesemente. Ma non si dice.
Orcel, una vita tra le
megafusioni (compresa la creazione di Unicredit vent’anni fa), ma tra Londra e
Zurigo, non ha ancora capito l’aria che tira in Italia? Non si dice nemmeno, a
proposito di Mps, che fu lui, come banchiere d’investimento, a dare il colpo
forse fatale alla banca senese, allora di provincia e di partito (l’ex Pci), consigliando
l’acquisto poi fallimentare di Antonveneta, e a un prezzo esagerato.
Ma non si intrufola il golden power dappertutto? Non è troppo per il governo, regolare ogni minuta acquisizione? Il fascismo (dirigismo, minuti controlli) fa male ai governi, la libertà funziona meglio - con gli affari si perde tempo e non si stringe nulla, il mondo del denaro è infido. E la gestione del golden power è affidata a giurisperiti, figurarsi. Se la legge lo impone al governo, il governo dovrebbe cambiare la legge - perché lasciarsi invischiare, in beghe di potenti?
La Lega di calcio di
serie A, venti squadre, ha nove proprietà statunitensi e una canadese – e
progetta persino di giocare qualche partita in Nord America. Su questo terreno
l’Occidente è ben unito. Rinsaldato dalla serie B, tre club americani.
Ma si direbbe il calcio
l’unico terreno d’investimento fertile per imprenditori stranieri: in serie A
c’è pure una proprietà rumena, e una “londinese”, di una finanziaria - di un
imprenditore indonesiano. In serie B ci sono tre proprietà americane e una
“londinese”, del fondo emiratino City Group che a suo tempo acquistò il Manchester
City per promuovere la compagnia aerea di bandiera Etihad – uno dei tanti investimenti
dell’Abu Dhabi Investment Group, gestito dal principe Mansur bin Zayed el
Nahyan, che il calcio ha affidato a Khaldun El Mubarak – ha dotato il Palermo
di un centro sportivo, e ha iscritto il club all’Eca, l’associazione del calcio
europeo, già presieduta da Andrea Agnelli.
Cristiano Ronaldo non
gioca in Iran, non viene neppure convocato, il match a eliminazione di Champions
League con la sua squadra saudita perché in Iran rischierebbe l’arresto e 99
frustate. Motivo? L’avere abbracciato una ragazza disabile in occasione di una
precedente trasferta in Iran, tra la folla curiosa che lo attendeva davanti all’albergo.
Una storia inventata dai sauditi, notoriamente nemici dell’Iran? No, dalla minaccia si scrive in Iran, della
donna si danno generalità e tutto. E pensare
che l’Iran è uno dei paesi più civili al mondo - era.
Si consacrano molte pagine
e molti minuti alle proteste in America contro Trump. Senza immagini, poiché
protestano poche persone, decine. E senza spiegare il come né il perché. Sottinteso:
perché ha trattato male Zelensky. Mentre, a parte i (pochi) russi anti-Putin, gli
americani che protestano lo fanno contro i licenziamenti negli uffici pubblici.
Si dispiegano paginate e
commenti sul cattivo trattamento subito da Zelensky alla Casa Bianca. Di sdegno
al calor bianco. Invece di spiegare il come e i perché, e perché Zelensky si
dica dispiaciuto e chieda scusa. Il solo linguaggio è un titolo, oltraggioso? Ma
non è una partita, è una guerra.
Un lungo saggio di Ferruccio
de Bortoli apre il supplemento “Pianeta 2030” del “Corriere della sera”: “Si è
squarciato il velo di ipocrisie e conformismi collettivi verdi”. L’ecobusiness è
un’operazione industriale come tante altre, ma fa perno sulla buonafede – sui
soldi pubblici, le “provvidenze”. E come se il parroco approfittasse della buonafede
dei credenti per le elemosine.
Poi, però, lo stesso
supplemento non resiste alla tentazione, e a p. 16 si esalta: “In Lombardia il maggior
numero di aziende ‘eco-oriented’. Banche e assicurazioni sono le prime”.
Banche e assicurazioni?
Si dipingono di verde? Fanno più pubblicità.
La Wada si precipita a
spiegare al “Corriere della sera” come e perché ha “dovuto” fare qualcosa
contro Sinner, per un peccato che già la regolamentazione in atto, ma attiva
fra due anni, considera ininfluente – oggetto di rimprovero e non di squalifica.
La Wada cerca di lavarsi la faccia. Nel quarto di secolo di esistenza connotata
ampiamente per fare quello che volevano gli Stati Uniti dapprima, contro i
russi e altri concorrenti, poi al soldo della Cina – fino all’Olimpiade di
Parigi.
Non c’è sport pulito?
Nela prima gara della stagione
il motociclista Bagnaia viene penalizzato, per un errore dell’organizzazione. Che
però non gli toglie la penalità. Parte dietro e arriva terzo. Non protesta nemmeno
la Ducati, la sua casa motociclistica. Che si gode il success dei fratelli Marquez,
tanto più d’immagine, due fratelli, primo il più anziano, etc.. I Marquez sono
anche freschi, mentre Bagnaia è reduce da uno stancante collaudo di mesi del
nuovo mezzo. Non c’è niente di sportivo nello sport?
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