Strana Europa,
all’improvviso decisionista. Il ReArm, i dazi, le minacce, a Trump e a Putin
egualmente. Da un giorno all’altro. E che spesa per il riarmo. Ma è Merz, il
nuovo cancelliere tedesco, un imprenditore e un manager. Questa Europa è sempre
quella.
Tacciono
naturalmente, nel caso, i “frugali”.
Fa senso anche
vedere che l’unica, a quello che si sa, ad avere nel gran consiglio europeo
un’idea di politica estera è Meloni: no al decoupling dagli Stati Uniti
(talmente insensato che uno si meraviglia si possa anche solo menzionarlo), no
alla guerra dei dazi. Qui non è questione solo di sapere le lingue e la storia,
si tratta di buonsenso, un minimo.
Saltano le valvole
anche a Heathrow, dunque, l’aeroporto più grande d’Europa, non solo alla Stazione
Centrale di Milano. Dove però da qualche tempo non svalvolano più. È perché le ferrovie
sono state presidiate?
Superbo inno
all’Europa di Benigni sulla Rai – a un ideale, che qualche generazione fa,
compresa la sua, sembrava possibile, con la Germania di Bonn e i russi a
Berlino. Poi vennero la riunificazione e Merkel e tutto è finito.
“La
proprietà privata dovrà essere abolita, limitata, corretta”, chiosa Giorgia
Meloni al Senato dal “Manifesto” di Ventotene, “attraverso la dittatura
del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato”, e aggiunge: “Questo
non mi sento di condividerlo”. Erano le perplessità dello stesso Spinelli (si può testimoniarlo personalmente), ma
apriti cielo!, la Camera, che non sa di che si tratta, insorge. L’onorevole
Fornaro, ex Psdi ora Pd, maledice e condanna la capa del governo all’inferno. E
un’eco richiama, la parola offa: era il boccone destinato ad ammansire Cerbero.
Sull’onorevole invece è un eccitante.
L’offa
rivelandosi ghiotta, Meloni il giorno dopo la rilancia, dalla tribuna di
Bruxelles, a reti unificate.
Nell’occasione,
è vero, l’on. Fornaro ha pure gli onori dei giornali. Come il pazzo di Gogol’ (“Memorie
di un pazzo”).
Gogol’, un
ucraino che si pensava russo. Nell’Ottocento era possibile, non c’erano ancora
le patenti di antifascismo.
Erdogan
fa arrestare da una imponente forza armata il concorrente alla presidenza. Che
vuole per la terza volta, dopo quattrodici anni (nel 2026), dopo essere stato per quattordici
primo ministro. Il precedente avversario, nel 2018, Fethullah Gülen, che lo
conosceva, si tenne prudente lontano negli Usa.
Erdogan
si direbbe un fascista – fa anche arrestare i giornalisti critici, e
licenziare, in gran numero, in massa, giudici e accademici che gli stanno antipatici. Ma è un beniamino in
Europa. In Germania e, di più, sui giornali: si legge il “Corriere della sera”,
le interviste dei suoi inviati, o “la Repubblica”, con divertita meraviglia, fanno
salti mortali. Per un motivo arcano, non dicibile?
“In
cinque anni gli Stati Uniti hanno prodotto tremila nuove norme. L’Europa
quindicimila”, Emanuele Orsini, presidente della Confindustria. Magari non è esatto
ma rende bene l’idea.
“In
Myanmar vivono circa mezzo milione di cattolici”, in 14 diocesi e 3 arcidiocesi,
con un cardinale, elettore. Con i cristiani di altre chiese, fanno il 6 per
cento della popolazione. Perseguitati. “Dopo il golpe del 2021 molte chiese
vengono bruciate o saccheggiate dai militari”. Ne fa il caso Filippo Di Giacomo
sul “Venerdì di Repubblica”. Spiegando: “Subiscono le stesse angherie dei
musulmani Rohingya”. Ma “l’invito alla preghiera per i Rohingya” si sente
spesso in Vaticano, “sui cristiani perdura il silenzio”. Non è l’unica sorpresa
del papa Francesco.
Capita,
scioccamente, per curiosità, di seguire una sera un talk-show - “Di martedì”. Con
gli applausi suonati dalla regia a ogni battuta, le battute precotte, il conduttore
ghignante di furbizia, ospiti altri conduttori, per un reciproco mercato - a parte
il maestro Piovani, imbarazzato - con finti dialoghi all’impronta, copioni di
genere basso. E poi scoprire di essere stato parte di un 10 per cento di share,
un milione e mezzo di spettatori (un punto o due sotto Rai 1....). Che si beano della politica come forma
pubblicitaria? Per due ore. Certo, la democrazia è un boccone amaro.
Si candida
a presidente in Romania George Simion, uno del raggruppamento meloniano dei
Conservatori, dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato decaduto e ha
inibito alla ricandidatura il primo arrivato al primo turno a dicembre,
Georgescu – annullando l’elezione. La stessa Corte “ammette” Simion alle nuove presidenziali,
ma “parzialmente”. E nessuno che protesti, a Bruxelles, nei media. Una Corte costituzionale
che fa le elezioni? La democrazia spesso traballa. Nei Balcani, poi… E altrove?
Galli
della Loggia ha deciso a ottant’anni di lasciare l’Enel per il mercato libero, e dal
giorno dopo è alluvionato di chiamate, quelle che riceviamo tutti, di cercatori
di contratti – oggi anche dalla Spagna, segnala il cellulare. Un atto grave,
dice, al punto che ci scrive una colonna sul “Corriere della sera”, una
persecuzione, minacciosa. Di cui reputa responsabile – fa capire da cosa scrive
- l’Enel. Mentre l’Enel è la vittima del “mercato libero”. Una palude
lutulenta, chiamata mercato, dei servizi (telefono, luce, gas), aperta da Prodi
trent’anni fa a tutti gli scalzacani, che lucrano sulla fatturazione senza
produrre alcunché, da qui la persecutoria “caccia all’utente”.
Dalle
cronache incomprensibili che il “Corriere della sera” fa dello spionaggio Equalize
alla morte del suo animatore Carmine Gallo, pure affidate al suo cronista
giudiziario principe, si vede però l’incrocio tra questi “spioni” e il giornalismo
“d’inchiesta”. Facevamo scambio di informazioni “all’interno di un circuito di
giornalisti investigativi”, così si difende
Calamucci, l’altro responsabile, con Gallo, della società di intercettazioni.
Una società di intercettazioni?
Piazza del
Popolo mezza piena, o mezza vuota – 30 mila sono stati conteggiati, la piazza
ne contiene 60. Ma vuota di idee. Un “evento”
del giornale di Elkann “la Repubblica”, con il pubblico di “la Repubblica” – il
“generone” intellettuale romano. Per incontrarsi, per “riconoscersi”, celebrarsi.
Ce n’erano
di più, più ammassati, più stretti, a piazza Barberini, piazza alternativa,
contestativa. E più compatti: loro sapevano cosa volevano, buono o cattivo che
fosse.
Ridicolo
che i Comuni abbiano pagato la gita a Roma dei sindaci per l’evento promozionale
di “la Repubblica”. E che il Campidoglio abbia offerto molti servizi d’appoggio,
promozione, decorazioni, bandiere, alcune centinaia di migliaia di euro.
Non sarebbe
pure illegale? Non per Lo Voi naturalmente, il Procuratore.
Gli
scarti della Juventus, ceduti a buon prezzo a Firenze, fanno la festa alla casa
madre, la ridicolizzano. Non è una novità. I campioni della Fiorentina che la
Juventus compra a caro prezzo, da ultimo Bernardeschi, Chiesa e Vlahovic, rivendono ridotti a niente. Mentre quelli che la Juventus svende, ora Kean e
Fagioli, la affossano. Non si spiega, c’è del marcio a Torino.
Ora che,
dopo tre anni e qualche milione di morti, la guerra di trincea Russia-Ucraina
in qualche modo va a finire, si dice infine quello che si sapeva, che i servizi
americani e inglesi hanno operato molto in questa guerra. Fin dal primo giorno,
quando fu sventato il tentativo di Putin di deporre Zelensky. O che il Nord Stream,
la condotta del gas tra Russia e Germania, fu sabotato con un “atto di guerra
asimmetrica” da Cia-Polonia-Ucraina.
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