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lunedì 31 marzo 2025

Secondi pensieri - 557

zeulig

Ambizione - “È solo i moribondi che sono liberi dall’ambizione”, Graham Greene fa dire al suo personaggio Dreuther, ricco, potente e svagato, in “Loser takes all”: “E loro probabilmente hanno l’ambizione di vivere. Alcuni mascherano la loro ambizione - e questo è tutto”.

Democrazia - È verità - le procedure (voto, rappresentazione, istituzioni) vengono dopo, tutte buone e cattive.

 
Digitale - “Una specie di Stato fallito” lo dice Giuliano da Empoli parlando con Stefano Montefiori del suo libro “L’heure des prédateurs” su “La Lettura”, “con dinamiche simili ovunque, dagli Stati Uniti alla Corea del Sud alla Nigeria.”
Di Stato fallito nel senso del disordine organizzato: “Non è il mondo reale, democratico, che colonizza lo spazio digitale. Accade il contrario: è la Somalia digitale, con le sue logiche, le sue dinamiche, i suoi personaggi, a conzionare il mondo reale”.
Il problema è quel “reale”: non è più reale il digitale, più dello “Stato democratico”, cioè autocratico (burocratico)?
 
Eugenetica - È in essa che s’inquadra l’eutanasia: la buona morte nella buona razza. L’avviso cinque anni fa della Siaaarti, la società italiana degli anestesisti, di fare posto negli ospedali ai più forti prima che ai più deboli, minimizzato e anzi occultato in Italia, è stato ripreso in grande dai media Usa, dove è forte la teoria (e forse la pratica) della “buona morte”, o “morte misericordiosa”, in greco eutanasia: la morte con una spintarella, medica. Nella tradizione eugenistica, ormai secolare, della purezza della razza. Opera dell’avvocato Madison Grant, che la teorizzò in “The passing of the Great Race” - non di una corsa, automobilistica o podistica, ma della “razza grande”, nordica – nel 1916, e la mise in pratica promuovendo una serie di leggi: per l’immigrazione negli Usa, restrittiva per i latini, gli slavi e gli asiatici neri; contro la misgenation, i matrimoni interraziali; e per la “morte misericordiosa” dei poveri. Con l’amico e socio Theodor Roosevelt, poi presidente Progressista e Nobel per la pace, col quale fondò nel 1895 la New York Zoological Society, al fine di bloccare l’emigrazione dall’Est e Sud Europa e sterilizzare gli immigrati da quelle zone: italiani, iberici, balcanici.
Il blocco divenne legge, e la sterilizzazione fu libera fino a tutti gli anni Venti, fino a che la Depressione non la rese onerosa. La sterilizzazione dei poveri fu invece coatta e si praticò su larga scala, diecimila casi nella sola California. Il giudice Oliver Wendell Holmes jr., pilastro del liberalismo americano, e per trent’anni della Corte Suprema, fino ai suoi novant’anni, la autorizzò nel 1927, quando di anni ne aveva 86, anche per i “mentalmente disabili”. Bisogna temere i vecchi?
Le leggi americane in tema di immigrazione, razze, procreazione e “buona morte” furono studiate da Hitler, prima di varare le leggi razziali di Norimberga, contro gli ebrei e altre minoranze, e la legge denominata Aktion T 4, per l’eliminazione “indolore” dei minorati, fisici e mentali. Molto “Mein Kampf” si rifà esplicitamente a “The passing of the Great Race”.
Nell’autunno del 1935, dopo l’emanazione delle leggi di Norimberga, una delegazione tedesca di 45 professori di diritto sbarcò a New York per approfondire le leggi selettive americane, accolta con grandi onori. 
Una eco della crociata e delle leggi eugenetiche in tema d
’immigrazione si ha oggi nella proposta Trump di favorire l’immigrazione negli Usa dei bianchi del Sudafrica.

Nazione È la stirpe? Più diffusa, dacché rientra nel nazionalismo, quindi ormai da due secoli e qualche anno, dalla “rivoluzione” napoleonica contro gli Stati dinastici, è quella che si costruisce storicamente. Alexandre Koyrè ne sintetizza due elementi ricorrenti (“La quinta colonna”, p. 19 n. 8): “L’unità nazionale emerge dall’unità dinastica e la sostituisce; oppure si oppone all’unità dinastica e finisce per distruggerla; i legami religiosi rimangono e rafforzano o, al contrario, indeboliscono il legame nazionale - una minoranza religiosa è sempre sospetta”.

Ma, di fatto, passando cioè sopra all’ideologia della nazione stessa, o della liberazione napoleonica, non si sa - è discutibile - se ha fatto più per la nazione, per la liberazione dei popoli, il nazionalismo, p.es. i “primati” ottocenteschi, dell’Italia, della Germania, delle tante tribù slave, oppure il concetto monarchico, del re protettore dei suoi sudditi, della loro vita, della sopravvivenza, della libertà. P. es. nelle guerre di Giovanna d’Arco, della resistenza francese con l’occupazione inglese. O dello zar  di Russia contro Napoleone.


Storia - Si contesta alla commissione incaricata dell’adeguamento dei programmi scolastici di avere aperto le sue proposte con la frase: “Solo l’Occidente conosce la storia”. Con l’obiezione semplice, quasi ovvia, che è un’affermazione d’ignoranza (e l’India allora, e la Cina, e gli Inca e gli Aztechi, e il mondo intero?). Ma senza distinguere fra storia come eventi e storia come storiografia - ricostruzione e analisi (ragionamento) degli eventi. È possibile?

Non tutte le contestazioni sono “politiche” (tra destra e sinistra, conservatori e progressisti, e altre categorie giornalistiche), ci sono delle critiche anche “pensose”. Quindi abbiamo già smarrito anche questa, pur così semplice, fondamentale distinzione?


Verità - Si dice negli atti giudiziari “la verità a verbale”. La verità cioè evade nel segreto, è il segreto non segreto dei Carabinieri - dell’Autorità, o comunque di chi la “accerta”. È cioè un invito (un’apertura) alla rivolta, alla contestazione dell’Autorità.
 
Tradire è allora possibile, non solo rivoltarsi. Come lo è (stato) essere traditi, dai Carabinieri. E così lo spergiuro: è l’effetto della verità, che non vuole concorrenti.
Ma non necessario, molti si divertono senza malanimo, per superficialità o superbia.
Diverso è se si muore. La verità deve andare oltre la vita.

zeulig@antiit.eu



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