Ucraina a corto di uomini più che di armi
La fine della guerra – se non la pace, forse impossibile – si manifesta
necessaria anche per Zelensky. Tornato in patria e pressato dai comandi militari,
gli stessi da lui nominati, di fiducia.
Non c’è unità negli stati maggiori ucraini e non c’è molta disponibilità
nella popolazione, non c’è più. A Kiev si parla apertamente, anche se per escluderla,
dell’ipotesi di un cambiamento politico al vertice. Non radicale, con una
coalizione che non escluderebbe Zelensky, ma indubbiamente sostanziale: per
dare più peso all’Ucraina (e meno rigore?) nel negoziato per la fine della
guerra, dato per scontato.
Il punto di rottura sarebbe l’impossibile arruolamento: va fatto con i carabinieri
– l’equivalente ucraino dei carabinieri – e con risultati insufficienti. Non da
ora, da qualche tempo. Il blocco trumpiano degli armamenti, ammesso che vada a
effetto, sarebbe a breve ineffettuale, gli arsenali sarebbero stracolmi.
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