Zelenky in uscita da eroe, Kiev verso l’unità nazionale
Non c’è Hitler e non c’è Monaco – la sconfitta
senza combattere - nei media americani, benché generalmente ostili a Trump,
dopo i rimproveri mossi ieri da Vance e Trump a Zelensky in diretta tv. Lo scontro
viene presentato come un dietro le quinte delle discussioni politiche che
solitamente si dicono “franche”. Esito del rifiuto di Zelensky di interinare un
negoziato di pace condotto per l’Ucraina dagli Stati Uniti. Se non della
decisone già maturata di una sua Grande Uscita, nel gergo teatrale, come l’eroe della
resistenza anti-russa. Già prima della lite in tv a Kiev si parlava di un
governo di unità nazionale. Senza un nuovo governo, dopo la lite in tv, è impossibile concludere anche solo un cessate-il-fuoco, il primo passo di un negoziato di pace.
Delle “terre rare” che gli Stati Uniti avrebbero
dovuto pretendere in pegno dall’Ucraina per l’aiuto militare che forniscono non
si sarebbe parlato. Anche perché non si sa se ce ne siano. E forse era solo un escamotage
per mantenere in qualche modo l’Ucraina nella sfera d’interesse americana – un “gancio”
inventato lì per lì da Trump.
Resta da spiegare il perché del rimprovero pubblico.
Sarebbe il secondo e definitivo mosso di Trump a Zelensky, che non gode della fiducia
del nuovo presidente, essendo stato legato a Biden. Nella protezione del figlio
Hunter, per le tangenti prese in Ucraina. E nella campagna elettorale della vice
di Biden, Kamala Harris, ancora a fine settembre.
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