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martedì 22 aprile 2025

Fino a quando la chiesa sarà romana

Roma, l’Italia, danno per scontato che la chiesa sia romana, e parli italiano – privilegi immensi, altro che il made in Italy, di cui non si ha nemmeno la percezione (l’Italia è un Paese sconosciuto a se stesso: l’unificazione, laica, massonica, della “borghesia della manomorta”, profittatrice, che ha costretto tre quarti del paese al “non possumus”, le ha tarpato la fantasia). L’impegno è stato mantenuto dai tre ultimi papi, stranieri, con il collegio cardinalizio di papa Bergoglio l’Italia è entrata in orbita remota. Il Vaticano sta sempre a Roma, San Pietro e Michelangelo non volano, ma il papa ne è sempre più lontano – Woytiła si faceva obbligo ogni domenica, vescovo di Roma, di visitare una parrocchia romana, Francesco mai.
Il patriarcato di Venezia e la chiesa ambrosiana hanno perduto con Francesco, di proposito e non per caso, il titolo al cardinalato. Mentre lo hanno acquisito decine di sconosciuti, a capo di chiese piccole e minime.
C’entra nell’intiepidimento delle radici romane della chiesa l’umoralità del papa argentino – parlava benissimo il dialetto piemontese dei suoi genitori, ma non ha imparato mai l’italiano. Ma la cosa è anche nei fatti, se la chiesa deve decentrarsi, o comunque indebolire la curia, e il papa di Roma si avvia ad essere uno tra gli altri – una specie di presidente svizzero, seppure a vita (o fino a che non sarà a termine).

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