skip to main |
skip to sidebar
Francesco e n’è andato e sconcertati ci ha lasciati
Tre ore di un dibattito
sempre serrato, ben condotto (senza sovrapposizioni) e sempre interessante. Celebrativo,
in morte del pontefice. Ma, malgrado l’emozione del momento, con percebili riserve
in tutti gli otto commentatori in studio, con l’eccezione di padre Spadaro,
coautore di molte opere del pontefice - dallo sguardo però perplesso. Anche da
parte di giornalisti (Massimo Franco, Ignazio Ingrao, Carlo Musso, il biografo)
o di religiosi (padre Fortunato, mons. Paglia) che con papa Francesco hanno
avuto frequentazioni importanti e collaborazioni. Nonché di Andrea Riccardi, lo
storico che ha fondato la Comunità di Sant’Egidio. E del novantenne woytiliano Svidercoschi,
che Vespa e la regia hanno ostracizzato, a tratti irridente.
Si concorda che papa
Bergoglio è stato scelto dal conclave perché anti-curia – venendo dopo
Benedetto XVI, che della curia si ritiene stritolato. E perché “popolare” o “di
borgata” ma “anticomunista”: oppositore polemico della “teologia della liberazione" - per questo votato da tutti gli americani, anche del Nord.
Un “peronista”, in termini argentini, ciò che oggi si direbbe un populista.
A più ondate se ne
ricorda la simpatia. Ma anche la modestia esibita, l’individualismo, esacerbato
dalla diffidenza e dalle decisioni brusche, l’improvvisazione, a volte molesta e
anche sconcertante: sull’omosessualità (“frociaggine”), sulla curia romana,
sulle stesse sue riforme – il sinodo dei vescovi, convocato a Roma un anno e
mezzo fa, che doveva ribaltare la gestione della chiesa, non più gerarchica
(patriarcale) ma democratica, non fu mai frequentato da Francesco, non ebbe un
indirizzo, non fu richiesto di proposte. Più un demolitore - qualcuno ha evocato Cossiga, nelle vesti di picconatore. Generale lo sgomento per i troppi
cardinali, nominati a valanga, sconosciuti per lo più e senza pedigree. Sconosciuti
anche tra di loro, poiché non si sono praticate le Congregazioni dei cardinali. Il che rende il conclave una sorta di roulette – e mina
l’autorevolezza del papato.
Bruno Vespa, Francesco: il papa che ha cambiato la
chiesa, Rai 1, Raiplay
Nessun commento:
Posta un commento