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domenica 20 aprile 2025

La menzogna è un’arma

Si è sempre mentito, “a se stessi e agli altri”. Anche per difendersi: è “l’arma preferita degli inferiori e dei deboli”, e di chi è in pericolo, una formazione segreta, un gruppo di resistenza – “dissimulare ciò che si è, simulare ciò che non si è”.
Un libello contro Hitler e Mussolini, contro il nazismo e il fascismo, regimi totalitari, e un primo abbozzo di classificazione del totalitarismo – prima di Arendt e di Adorno. Una riflessione di ottant’anni fa che sembra scritta ora, in epoca di bugia quasi istituzionale, se non naturale – con l’estensione della propaganda fino ai social, e l’avvento dello storytelling invece della cronaca, o verità delle cose. Sulla menzogna come consustanziale ai regimi totalitari tra le due guerre, attraverso la propaganda – “totalitarismo e menzogna” è il tema, e potrebbe essere il titolo. Oggi però, si direbbe, veicolo “democratico”, attraverso il trucco linguistico dell’uno vale uno.
Sono dunque cento anni che la menzogna fa la politica, l’epoca dei media: la condiziona e la indirizza, moltiplicata e ramificata. “La menzogna è un’arma”. Ma è anche vero che “è soprattutto l’arma del più debole”. Delle donne, degli schiavi, delle società segrete – quindi dei gruppi di resistenza al potere, al totalitarismo (e agli avventuristi no, ai golpisti?)
Una dissertazione breve ma univoca - e quindi apparentemente trasgressiva: la bugia è buona e fa bene. Ma non quando è stata scritta, per una rivista pubblicata nel 1943, negli Stati Uniti, organo di un gruppo di studiosi francesi della resistenza gollista, in fuga dalla Francia occupata.
A cura, e con una esauriente postfazione, di Claudio Tarditi.
Alexandre Koyré, Sulla menzogna politica, Lindau, pp. 69 € 11

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