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lunedì 14 aprile 2025

Letture - 575

letterautore


Cacciari
– “Verrà ricordato come l’abate Parini istitutore dele nuove dinastie milanesi”, Michele Masneri sul “Foglio quotidiano” – avendo “laureato in filosofia Lorenzo Prada (figlio di Miuccia, n,.d.), come del resto Barbara Berlusconi”.
 
Cani – Nel 1958, quando ancora non usavano in Italia, i cani portati a passeggio per New York per fare i bisogni sul marciapiedi indignavano Lucia Berlin – “poveri cani”. Tutto bene, scriveva ai suoi amici di sempre, Edward e Helene Dorns, “eccetto che per i cani da compagnia (toy dogs) – barboncini e chihuahua e grossi weimaraner, terribile terribile. Fanno lo schifo per strada, mentre il loro proprietario, non padrone, aspetta. Poveri cani, che umiliazione defecare per strada”.
 
Firenze – “Nei palazzi di Firenze, di tutta la Toscana, percepiamo l’aspetto esteriore come l’espressione esatta del loro senso interiore: alteri, fortificati, essi sono manifestazione altera e sontuosa di un potere che può essere per così dire sentito in ogni singola pietra, ciascuno di essi è rappresentazione di una personalità sicura di sé e responsabile per se stessa” (G. Simmel, “Roma, Firenze, Venezia”, p. 63).
 
Gattopardo – L’ultimo, recente, è stato Berlusconi? Il “gattopardismo” presume “grandi promesse politiche e grandi speranze, da ingannare”, Gabriele Pedullà con Luca Mastrantonio su “7”, “per chi ha sognato la ‘rivoluzione liberalista’ (non io), ed è stato così ingenuo da credere che Berlusconi volesse davvero realizzarla, lui è stato probabilmente l’ultimo leader degno di questo epiteto”.
 
Al  famigerato “perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, l’attore Kim Rossi Stuart, che ha interpretato il “Gattopardo” nella riedizione seriale Netflix, dichiara di preferire, come meno cinica e anzi positiva, un’altra citazione famosa: “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”.
Una dichiarazione anarchica, contro il “ceto dirigente”? o semplicemente qualunquista?  
 
Francesco Piccolo, che sul romanzo ha costruito uno spettacolo teatrale, “Il Gattopardo. Una storia incredibile”, ora in tournée, ricorda un aspetto trascurato della storia, a proposito di Giorgio Bassani, l’unico direttore editoriale a credere dopo vari giri nel romanzo: “Bassani aveva conosciuto Tomasi: pensava fosse un pazzo, perché lo aveva visto a un convegno a luglio dentro a un cappotto, a un paltò per l’esattezza, perché aveva la giacca lisa e non voleva farla vedere. Tanti anni dopo Bassani riceve un manoscritto che nessuno voleva pubblicare: comincia a leggerlo, pensa sia bellissimo, solo che non sa chi lo abbia scritto. Scopre solo dopo che l’autore è quel matto che ha conosciuto anni prima e che non c’è più”.
 
Italia – “”Gi attori comici da noi vanno presi molto sul serio, vincono i Nobel, fondano partiti di maggioranza relativa”, Aldo Cazzullo, la posta del “Corriere della sera”.
 
Montaigne, che viaggiando non sprecava complimenti, ricorda con ammirazione, del suo viaggio nel 1580: “Ho visto contadini col liuto in mano e persino le pastorelle con l’Ariosto in bocca”.  E: “È curioso vedere come lasciano sul campo dieci e quindici e più giorni il gran segato, senza paura del vicino”.
 
Napoli – Ricordando Roberto De Simone e la “La gatta cenerentola”, Peppe Barra spiega: “È stata una rivoluzione. Gli spettatori non avevano visto fino allora allegorie e culture popolari rese in quel modo, ma negli anni Settanta non si erano nemmeno mai ascoltate villanelle, strambotti, tammurriate”.
 
Miuccia Prada – Ha rasentato anch’essa la filosofia, come poi il figlio Lorenzo (laureato con Cacciari). Lo ricorda Masneri sul “Foglio” celebrando l’acquisizione Prada di Versace. Specialista di Dottrine Politiche alla Statale, si può aggiungere, con un dottorato di ricerca, supervisore  Giorgio Galli, sul Pci. Di cui era militante, animatrice della cellula “Carlo Marx” di Porta Romana, sotto il palazzo di famiglia, rappresentante di zona dell’Unione Donne Italiane”: uno dei suoi primi fashion show, quando cambiò settore d’interesse, lo ha tenuto a Parigi nella sede del Pcf, il partito Comunista francese, un edificio anni 1970 di Oscar Niemeyer - lo stesso architetto, curiosamente, del palazzo Mondadori a Segrate, che poi sarà di Berlusconi (due carriere in parallelo su tutto, Prada e Berlusconi - eccetto la politica, di sinistra e di destra?).
 
Roma – Si protesta in vati quartieri, San Saba, Prati-Delle Vittorie, Ponte Milvio , per “torri” telefoniche di venti e più metri che s’innalzano su alcuni palazzi. Per salvaguardare il decoro e la veduta, le “terrazze di Roma”.
Le antenne sono l’aspetto di Roma che più colpiva Antonio Calbi, futuro direttore del teatro Argentina, l’ex Stabile di Roma, quando ci arrivava da Milano per gestire il teatro Eliseo: “Prendevo il Pendolino e prima di entrare a Termini vedevo i palazzi con una selva di antenne, come capelli sulla testa, una per ogni appartamento, e mi chiedevo come mai l’idea milanese di condominio non avesse attecchito”. Le famose “terrazze di Roma” son infrequentabili, e irte di paraboliche – salvo nei (pochi)palazzi di famiglia.
Ma non è detto che “l’idea di condominio” non ha attecchito: sono  condominii che fanno innalzare le “torri” telefoniche, per farsi pagare la “servitù”.

Toscana – Evoca Puccini nel 1922, dopo la gloria, scrivendo al direttore del “Corriere della sera” (tutti i materiali, recensioni, presentazioni, interviste, lettere etc, concernenti il rapporto del compositore col giornale sono ora raccolti dalla Fondazione Corriere della sera in “Puccini e il Corriere della sera”) con nostalgia gli anni dello sbarco a Milano da Lucca, col fratello Michele, ospiti fissi dell’Osteria dell’Aida, per musicisti squattrinati gestita da un fiorentino Gigi. Che dava da mangiare a sazietà a “poeti e musicisti senza editore, cantanti in attesa di scrittura”, corredando il cibo da “fiaschi su fiaschi del leggero e frizzante vino di Toscana”.
Il “vino di Toscana” non era il Chianti, sangiovese, ma un lambrusco non zuccherino, secco.
 
Venezia – “I palazzi veneziani sono un gioco elegante, essi mascherano i caratteri individuali dei loro abitanti attraverso la loro uniformità, un velo le cui pieghe seguono soltanto le leggi della bellezza lasciando intravedere la vita dietro di esse nella misura in cui la nascondono”.
Venezia in maschera anche nella vita domestica? O si proiettano su Venezia e i veneziani le loro famose maschere, dei balli, dei carnevali, dei melodrammi?

letterautore@antiit.eu

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