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No a Unicredit, Bpm ai francesi – il golden power della Lega
E dunque, come si era detto. Nulla osta con plauso all’acquisto di
Mediobanca-Generali da parte di Mps, cioè di Giorgetti e la Lega. Sì ultracondizionato
a Unicredit su Bpm. Il fantomatico comitato ministeriale del golden power (ma
sono tutti mezze calzette della Lega) ha varato il progetto che si sapeva, del
semifallito Mps che si prende per niente (per azioni Mps….) Mediobanca e Generali.
Cioè mezza “Milano”, mezzo potere economico. E ha arricchito la corona rendendo
Bpm indigesto a Unicredit. Allargando cioè la corona leghista allo stesso Bpm,
seppure fuori (per ora) dal perimetro. All’improvviso la Lega ha tre grandi
banche e Generali.
La cosa è stata spiegata solo da questo sito, e questo è incomprensibile.
Che i media facciano finta di nulla. Ma è un altro problema: che un partito si faccia
Stato e s’intrometta così pesantemente negli affari, e che ciò possa avvenire
senza controllo, nemmeno di opinione.
Il consiglio dei ministri di ieri è singolare per altri due punti.
Giorgetti, non trovando altri motivi d’ingerenza in termini di golden
power, ha fatto obiettare ai suoi contabili la residua presenza di Unicredit
in Russia. Un partito filorusso obietta a una (discreta, residua) presenza di una
banca a Mosca, per non perdere del tutto l’avviamento e i crediti in essere.
Salvini e Giorgetti hanno posto, ufficialmente, Unicredit sotto indagine
per la presenza nell’azionariato di fondi stranieri, con quote minime. Senza
obiettare nulla a Bpm, che è invece controllata da una banca francese, Crédit Agricole
- la seconda più grande in Francia, monopolista fuori di Parigi, la quale,
proprio nei giorni del controllo del golden power, ha reso imbattibile
il controllo di Bpm, salendo al 20 per cento.
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