lunedì 28 aprile 2025

Ombre - 772

Partenza mesta del risiko bancario con l’Ops Unicredit su Bpm. In Italia niente è mai “rivoluzionario” e “decisivo”. Ma in questo caso è il governo, un governo di coalizione, di “convergenze parallele” per definizione, che per quanto diviso e in concorrenza fa l’inverosimile: occupa il campo di gioco.
 
Un partito si prende mezzo mondo bancario, Monte dei Paschi, Mediobanca, Bpm, con contorno di Generali, e nessuno dice niente. I baluardi del mercato tacciono, “Il Sole 24 Ore”, “la Repubblica”, il “Corriere della sera”. E non solo si prende mezzo mondo bancario, mette i bastoni fra le ruote ai concorrenti, oggi Unicredit domani Intesa. D’arbitrio. Illegalmente. E niente, silenzio.
L’onesto de Bortoli non può fare a meno di rilevarlo, ma lo relegano a un supplemento. E lui stesso si cautela, distingue, chiede scusa. La Lega, che non ha voti, ha tanti giornali – editori, affari?
 
“Mi hanno premiato dopo 55 film”, con il Davide di Donatello alla carriera. È amaro Pupi Avati, 87 anni: “Cade un Muro. Prima mi ignoravano perché sono sempre stato un liberale”. Come non detto – c’è censura in Italia?
 
Giganteggia il cardinale Re, m. 1,90, 91 anni, agile e forte per due ore di cerimonia, voce sonora, omelia concisa e significante, concetti semplici e filati, dotto figlio di contadini. Lo specchio di un papa vero, che però non può essere: il papato è regolato dall’anagrafe.
 
Sembra l’ultima eccentricità di papa Bergoglio quella di farsi seppellire fuori dal Vaticano, costringendo i venerabili cardinali a una cerimonia interminabile, con corteo infine a Santa Maria Maggiore. Ma poi ci si ricorda che la basilica sta dietro l’Ambasciata a Roma dell’Argentina.
 
Si sa solo per caso che la moglie di Trump è cattolica, e che Trump quindi è venuto a Roma, per poche ore, compreso il giro di golf, per compiacere la moglie. L’odio contro Trump è totale? C’è una fede unica nei media – una volta si sarebbe detto nel giornalismo?
 
Unici assenti al funerale del papa gli olandesi. Che si giustificano – avevamo un altro impegno. Ma poi si scopre che non sono venuti mai, a nessuno dei funerali mediatici, quelli degli ultimi cinquant’anni, Paolo VI, Giovanni XXIII, i due Giovanni Paolo, Benedetto. L’ipocrisia si sarebbe detta cattolica, ma la protestante non è da meno.
 
Il ministro Giorgetti dopo il no all’Ops Unicredit su Bpm: “Invidio l’idea virile di interesse nazionale degli Usa!”. Vorrebbe decidere lui che cosa un’azienda può o non può fare. Singolare. Ma più singolare ancora è che Giorgetti dia Mps in mano a Caltagirone, con Mediobanca e Generali. Assurdo, no?
 
Si scopre in morte che combatteva per la Russia il figlio di un’alta dirigente Cia. Una scelta personale, certo. Ma “un dettaglio incredibile”, nota la corrispondente Usa del “Corriere della sera”, Viviana Mazza, “è che gli ucraini forse inconsapevolmente hanno eliminato il figlio di un’alta funzionaria dell’intelligence Usa utilizzando per ucciderlo informazioni fornite dalla stessa Cia”.
 
“Conte, quando era premier, lo confuse con l’8 settembre”, nota il 25 aprile Gramellini. Confuse il 25 aprile con l’8 settembre. Conte, il leader inverosimile dei grillini, col doppiopetto in piazza.
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“Vista dall’America, la chiesa cattolica è prima di tutto romana e italiana”, spiega 
Paolo Gentiloni, l’ex presidente del consiglio, che a New York per l’Onu nei giorni dei funerali di papa Francesco riceveva le condoglianze, “come se fosse scomparsa una personalità pubblica italiana”. Fino a quando?

 
Le cappelle, anche le capelle private, si immaginano adorne di immagini, santi, altarini, inginocchiatoi, oggetti legati al culto, alla preghiera. Quella del collegio-albergo Santa Marta, la cappella privata del papa, si vedeva nell’apparecchiatura dei funerali nuda. Con la sola presenza di videocamere, montate su cavalletti, addossate ai muri. Senza colpe, ma un segno ostinato della “pubblicità” invadente. Esaustiva?
 
“Ricordo che a Rio de Janeiro”, scrive il padre Spadaro, columnist di “la Repubblica,” del papa Francesco, “passava in papamobile verso un incontro con i giovani quando vide che aveva appena oltrepassato lo spazio della sala stampa. Non rinunciò a inarcarsi a destra 
fino a perdere l’equilibrio  per salutare tendendosi”. Un complimento?

 
“Nel 1992 mio padre fu uno dei primi arrestati di Tantgentopoli”, Luisa Todini spiega a Cappelli  sul “Corriere della sera”: “Fu accusato di aver dato soldi a un politico socialista per un lavoro mai appaltato. Veniva descritto come alto, magro e abbronzato: papà era bassino, tarchiato e bianco come un lenzuolo”. Giustizia e informazione unite nella lotta in “Mani Pulite”.
 
“Di Pietro interrogò anche me”, continua Todini: “Pensava che avessi nascosto i soldi chissà dove, voleva sapere dei nostri rapporti con Craxi. Gridò davanti a tutti, tenendo la porta aperta per farsi sentire: questi Todini mi hanno rotto, li arresto tutti! … Gli feci riscrivere il verbale tre volte perché le dichiarazioni non corrispondevano a quanto avevo detto”. Di Pietro, sempre loquace, e ultimamente anche, un po’, pentito, non ha reagito.
“Mani Pulite”, un’altra storia che non si fa – la Repubblica è piena di scheletri.
 
“Non si vince con gli schemi, con i sistemini, con….”: l’allenatore per caso della Juventus Tudor deve spiegare l’ovvio. Non si gioca al calcio per fare giornalismo, per consenrtire si fare rigaggio sui giornali, per quanto incomprensibile. Lo sport è tecnica e agonismo.
 
La squadra allenata da Tudor, la Juventus, è quella che h speso di più nell’ultimo anno, 260 milioni, per mettere assieme un gruppo di brocchi mai visto. Difensori che non saltano (prendono inevitabilmente gol di test a), mediani che non sano mandare la palla avanti di un metro, attaccanti che non segnano neanche a buttarli dentro la rete. Incredibile, ma vero. Ma allora, perché spendere tanto? Per le parcelle dei procuratori? I quali non dividono, magari a Montecarlo, dove abitano?
 
Il “Corriere della sera”, come “la Repubblica”, mettono il governo e Meloni nella pagina di giro, la pari, e Elly Schlein in quella di fronte, la dispari – nella tecnica dell’impaginazione il meno visibile e il più visibile (vale anche per la pubblicità, quella della dispari costa di più). Non per le cose che dicono o fanno, ma per principio – avranno confessori e politici con cui giustificarsi. Solo che uno finisce per antipatizzare: Schlein non muta espressione, e non sa cosa dire.  
 
Non si pubblicano ma diventano note, più o meno, le prescrizioni del golden power imposto a Unicredit per l’Ops Bpm. Sono un po’ ridicole - gli impieghi ridotti sul mercato italiano negli ultimi cinque anni, azionisti esteri, presenza residua in Russia – ma nessuno lo dice. Le altre banche hanno moltiplicato gli impieghi dopo il covid? Non vogliamo i fondi pensione e d’investimento esteri?
Può più la faccia tosta di Salvini e Giorgetti o un minimo di informazione? O è ignoranza – l’opinione pubblica ridotta ai social, alla battutina? Ma un po’ del disincanto italico: come si possono prendere sul serio i ragionieri della Lega? E un partito filorusso che ammanetta Unicredit perché ha ancora un ufficio a Mosca?

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