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Salvini e Giorgetti fanno le scarpe a Meloni
La Lega è approdata all’“abbiamo una banca” in consiglio dei ministri. Nel
luogo più aperto e autorevole. Non fa più scandalo, evidentemente, che un
partito si faccia una banca. E che banca: col semifallito Mps si compra Mediobanca
e Generali, nientedimeno, un quarto o un terzo del risparmio italiano. Un affare
ridicolo, tanto è volgare. Ma è la realtà che qualifica il governo Meloni: arrembaggi
di pirati e quiescenze da incapienti - nel senso di ingenui o ignoranti. Forza
Italia dice che si è opposta. Ma il consiglio è durato pochi minuti: convocato
alle 18, un quarto d’ora “accademico”, quattro o cinque decreti da varare, e
poi, in “varie ed eventuali”, Unicredit-Bpm, alle 19 c’era la notizia.
La Lega può farsi le banche per un problema di equilibri politici? Dei tre
partiti di governo la Lega è quella perdente, alle ultime elezioni (europee e
regionali), nei sondaggi, nel gradimento. Perdente anche nelle scelte politiche:
contro l’Europa (da sola….), la Francia, la Germania, eccetera, contro l’Ucraina,
per la Russia. Imbarazzante in America: Salvini non sapeva nemmeno che il suo referente
Bannon, già suo stipendiato (Europee 2019), è ostracizzato dalla destra al governo - il
vice-presidente Vance, nonché non invitare Salvini a Washington, come Bannon
gli aveva fatto credere, ha evitato anche solo di stringergli la mano a Roma
(Salvini è pur sempre un vice-presidente del consiglio, come Vance). Ma con le
banche alla Lega la storia sarà diversa.
Viene in mente Craxi. Anche Craxi s’intendeva di affari internazionali,
e sapeva muoversi - anche se non parlava inglese, il passepartout di Meloni. Ma finì male e malissimo. Oggi non c’è più il Pci, e neppure il
vendicativo Andreotti, col nefasto Borrelli, che s’inventarono le “Mani Pulite”.
Ma una fine politica s’intravede netta: Meloni, con tre volte i voti di
Salvini, non governerà una sola regione del Triveneto, né la Lombardia, né
Milano – le banche sono solo un appetizer. Dopodiché potrà andarsene
tranquillamente esule da palazzo Chigi: le banche hanno molto potere, possono anche spostare voti.
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