skip to main |
skip to sidebar
Trumpeide
È perfino
affascinante, tanto è assurdo, il tifo per la Cina anche dei media dell’establishment,
poteri forti, ceto dirigente, società civile che dir si voglia dei ricchi e
dei potenti, come “Il Sole 24 Ore”, “la Repubblica”, il “Corriere della sera”,
nella controversia con gli Stati Uniti. Per un paese di cui sono note le
pratiche commerciali scorrette, e che è saldamente comunista, governato da un
partito totalitario, con pugno di ferro. Tra America e Cina come si fa a tifare
Cina? L’antiamericanismo non era legato al vecchio Pci? I media sguazzano nel cupio
dissolvi – o non sar anno già morti?
Dice il
giusto solo Pascal Lamy, l’ultimo dei mohicani socialisti - come dire degli
ultimi che ci capiscono - che Montefiori da Parigi ha avuto l’intelligenza di
far parlare, anche se poco: “Di fatto Trump ha imposto un embargo sulla Cina, anche se non lo chiama tale. E i cinesi non lo stanno gestendo affatto come una
questione commerciale, ma geopoliiica. Sono pronti allo scontro”. Cioè, la Cina
non si nasconde. Si è filocinesi con giudizio?
Tantissimo
spazio ai dazi da Trump, da settimane, da mesi ormai, ma in chiave di mostruosità
– enormità, astrusità, anche ridicolaggine. Come se fosse una gag, istrionica,
folle. Mentre è articolata, molto. Esenta le materie prime e i prodotti
energetici. Canada, Messico e America Latina, alla fine, rientrano nella
ginnastica normale dei dazi. Prevede – preannuncia prima d’imporre. E prevede “dazi
reciproci scontati”, di molto: applica la metà dei dazi che ogni paese applica
ai prodotti americani. Si garantisce anche le manipolazioni del cambio (leggi: Cina).
E contro le “barriere non tariffarie”.
Queste barriere
sono non da poco: lavoro minorile, femminile, comunque sfruttato, libero
inquinamento, sussidi all’export, furti di proprietà intellettuale. Specialmente,
quindi, si garantisce contro la Cina. Ma non solo: il capitolo sulle barriere
non tariffarie dell’Unione Europea è lungo trenta pagine.
Nessun commento:
Posta un commento