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venerdì 11 aprile 2025

Trumpeide

È perfino affascinante, tanto è assurdo, il tifo per la Cina anche dei media dell’establishment, poteri forti, ceto dirigente, società civile che dir si voglia dei ricchi e dei potenti, come “Il Sole 24 Ore”, “la Repubblica”, il “Corriere della sera”, nella controversia con gli Stati Uniti. Per un paese di cui sono note le pratiche commerciali scorrette, e che è saldamente comunista, governato da un partito totalitario, con pugno di ferro. Tra America e Cina come si fa a tifare Cina? L’antiamericanismo non era legato al vecchio Pci? I media sguazzano nel cupio dissolvi – o non sar anno già morti?
Dice il giusto solo Pascal Lamy, l’ultimo dei mohicani socialisti - come dire degli ultimi che ci capiscono - che Montefiori da Parigi ha avuto l’intelligenza di far parlare, anche se poco: “Di fatto Trump ha imposto un embargo sulla Cina, anche se non lo chiama tale. E i cinesi non lo stanno gestendo affatto come una questione commerciale, ma geopoliiica. Sono pronti allo scontro”. Cioè, la Cina non si nasconde. Si è filocinesi con giudizio?
Tantissimo spazio ai dazi da Trump, da settimane, da mesi ormai, ma in chiave di mostruosità – enormità, astrusità, anche ridicolaggine. Come se fosse una gag, istrionica, folle. Mentre è articolata, molto. Esenta le materie prime e i prodotti energetici. Canada, Messico e America Latina, alla fine, rientrano nella ginnastica normale dei dazi. Prevede – preannuncia prima d’imporre. E prevede “dazi reciproci scontati”, di molto: applica la metà dei dazi che ogni paese applica ai prodotti americani. Si garantisce anche le manipolazioni del cambio (leggi: Cina). E contro le “barriere non tariffarie”.
Queste barriere sono non da poco: lavoro minorile, femminile, comunque sfruttato, libero inquinamento, sussidi all’export, furti di proprietà intellettuale. Specialmente, quindi, si garantisce contro la Cina. Ma non solo: il capitolo sulle barriere non tariffarie dell’Unione Europea è lungo trenta pagine.

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