martedì 15 aprile 2025

Zelensky come i dazi, l’obiettivo è la Cina

Consegnare Zelensky alla storia (eletto il 21 aprile 2019, è già in proroga da un anno), e ottenere dalla nuova presidenza un’accettazione degli accordi di pace con Mosca – sia pure con riserva, con tutte le riserve possibili. È questo l’obiettivo, secondo la Farnesina, di Trump, che manda avanti da un lato la mediazione con Putin, senza gli ucraini, e dell’Ucraina fa menzione solo per criticare il presidente Zelensky.
Nella prima presidenza Trump aveva aiutato l’Ucraina. Avviando le forniture militari. Sconfitto da Biden, questa l’analisi molto semplice che se ne fa, ha legato l’Ucraina tutta a Biden, l’arcinemico. Per i fatti di corruzione con la “famiglia Biden” (il figlio Hunter), e per il coinvolgimento di Biden, e quindi degli Stati Uniti, nella sfida alla Russia. In un ruolo del tutto passivo.
Procedere a un’elezione presidenziale è complicato. E in tempo di guerra proibitivo – chi si candiderebbe a fare il Pétain, il Quisling? Da qui le pressioni su Zelensky per un “bel gesto”, da statista, con le dimissioni - avendo già capitalizzato ampiamente, in tutte le cancellerie del mondo, il ruolo di eroe e di martire.
In tutte le cancellerie del mondo eccetto Pechino, si fa osservare. Ma per questo tanto più necessaria apparirebbe a Washington una sostituzione rapida di Zelensky, e comunque una pace – o un armistizio, o una tregua: imperativo è slegare la Russia dalla Cina. Che resta l’unico bersaglio di questa presidenza – dazi, cambio, attivi commerciale e dei pagamenti.  Obiettivo un nuovo accordo del Plaza, 1985, quando il Nemico (commerciale, monetario) era il Giappone.


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