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Censura – Tradizionale strumento del potere, è
diventata, ormai consolidata, da tempo, strumento ideale. A lungo del
politicamente corretto o cultura dei diritti, o cultura woke – fino a “Biancaneve”
senza i nani. E ora del movimento MAGA , trumpiano, tradizionalista,
gerarchico, nel nome della natura o naturalità.
Felicità – È l’eden. Il mondo fuori dalla storia – gli eventi, anche naturali, i
sensi, i sentimenti, e
quello stranissimo animale del cervello.
Idee – Muovono il mondo. Per evidenza storica, prima che per la nota osservazione
di Lord Keynes, miglior marxiano di Marx, “sono le idee più che gli
interessi a dominare il mondo”. Anche se disinteressate e perfino casuali – incidentali,
banali, balzane.
Ingannare – È delle donne, oltre che degli schiavi? Sembrerebbe l’assunto di Alexandre
Koyré, in una delle prime note al saggio “Sulla menzogna politica”: “Ingannare significa anche umiliare,
ciò spiega la menzogna spesso gratuita delle donne e degli schiavi”. Che non è una
traduzione imperfetta, è scritto così anche nell’originale. Ma in un senso non
può essere che: o mentire è “l’arma
preferita degli inferiori e dei deboli”, come Koyré dice più avanti, oppure è
l’abito mentale di chi è costretto a difendersi. In ogni caso sempre un assunto problematico.
Massa – È un qualificativo – un sostantivo
in posizione attributiva, aggettivale – più che un sostantivo. In termini
sociopolitici il concetto – la nozione, diversificazione – più semplice e più
equivocato, da Ortega y Gasset a Canetti. Per l’uso corrente, nel linguaggio politico,
già prima di Marx. Non è il numero che fa la “massa”. Non è la quantità ma la
qualità: la massa, l’effetto massa, il prodotto di massa. Nella sua epoca
storica d’oro, dei totalitarismi del primo Novecento, chiaramente identificava,
più che il numero, la credulità, la dipendenza mentale, l’incapacità di analisi
singola, comunque personale anche se poi “di massa”, delle parole ascoltate o
lette. Applicabile anche, e forse di più, alle élites sociali – di più
rispetto alla messe di numero, per le quali gi interessi materiali, univocamente
significanti, è da ritenere possano essere esaustivi o prevalenti.
Analoga la confusione nel secondo dopoguerra, per la letteratura di
massa. Per la diffusione della lettura attraverso i tascabili e best-seller. Un
fenomeno non nuovo, per la diffusione già nell’Ottocento della letteratura da feuilleton,
e in precedenza per il colportage, la letteratura frammentata, in fogli
singoli, e diffusa nelle fiere. Qui i due significati peggiorativi venivano sussunti
insieme, della grande diffusione e della scarsa qualità (del prodotto o della
ricezione). Ma, sociologicamente, sempre lasciando prevalere il fattore numero,
invece che la qualità.
Nelle forme di resistenza, mentale o politica più che armata, ai regimi totalitari
del Novecento il gran numero spesso – nel regime sovietico, p.es. – è stato soverchiante
rispetto al regime totalitario “di massa” – per tutti gli anni di Breznev, e poi
con il collasso del regime.
Mentire - “Ingannare
significa anche umiliare, ciò spiega la menzogna spesso gratuita delle donne e
degli schiavi” – A. Koyrè, “Sulla menzogna politica”. Cioè, di chi per
abitudine è, è stato, umiliato.
Può essere una
forma di riconoscimento, fra sodali. Anche in una iniziativa – progetto,
avventura, iniziativa, fino alla cospirazione – pubblica, alla luce del sole.
È anche una
forma di resistenza, accettata. Il coagulante di una fede, religiosa, politica,
esoterica. E un mezzo di proselitismo – della cooptazione come elezione: un
lasciapassare per entrare a far parte di una comunità scelta, eletta, perfetta.
È un’arma, un
mezzo di propaganda e di azione. E testimonianza di fede, fino al martirio – al
sacrificio di sé.
È tema letterario, da Ulisse al “paradosso del mentitore” (di
Epimenide che sostiene “tutti i cretesi sono bugiardi”, essendo egli un cretese),
e a Vargas Llosa, “Mentira de príncipe”, sul “Gattopardo” di Tomasi di
Lampedusa - anzi di una raccolta di saggi,
“La verdad de las mentiras”, la verità delle menzogne.
Parola
– Dice ma anche nasconde, si sa. Serve a
dire, comunicare, ma anche a eludere e celare. Non necessariamente in senso omissivo,
anzi, anche in forma attiva. Se si è parte di una setta, di un gruppo segreto, se
si è coinvolti in uno schieramento in guerra, o anche in uno stato sociale diviso,
di fatto e di diritto, con padroni e servi. Se è necessario per salvare un innocente
minacciato (Kant). Se si vuole minacciare invece che semplicemente comunicare –
o anche solo decidere.
Sono più gli esiti negativi che si propongono all’uso
della parola di quelli positivi. La parola è un dono? Se addomesticata.
Scienza – Un
metodo e una deontologia innaturali – intellettuali. Per approfondire la
conoscenza della natura e indirizzarne (modificarne) gli sviluppi.
La matematica non
è naturale, il calcolo (Galileo). La sperimentazione pure (Galileo).
Niente scienza
moderna senza una precedente “fitta rete di dottrine magiche e mistiche”, A. Koyré,
“Studi galileiani”? Lo stesso Koyré che afferma l’assunto lo nega aprendo la
accolta, dove sottolinea la sperimentazione: per Galileo non si trattava “di
combattere teorie erronee o insufficienti”, ma di rivoluzionare i quadri
dell’intelligenza stessa; di sconvolgere un atteggiamento intellettuale, assai naturale
in definitiva, sostituendolo con un altro, che naturale non era”.
Scrittura
– Quella d’autore è anche filologia –
anche quella dei “franchi narratori”. È come Mondrian dice: “Nessun pittore
dipinge un albero perché ha visto un albero, ma perché ha visto come altri
pittori hanno dipinti gli alberi”.
Spiritismo.
È dottrina e pratica delle epoche razionaliste - propriamente (dichiaratamente)
tali: Rinascimento, Illuminismo, Positivismo.
In che misura ne
è parte anche Freud, la psicoanalisi nel complesso? Di qualche utilità terapeutica,
ma occasionale – autosuggestione?
Storia – “La dimensione tipica della storia
non è l’universalità, ma la specificità: essa si occupa di situazioni particolari
e le analizza adottando un punto di vista”, Ernesto Gali della Loggia, “Ma che
storia racconti?”, “La Lettura” 6 aprile.
La memoria è liberazione o
sottomissione – una forma di carcerazione? È un sussidio, un ausilio. Ma non si
può azzerare.
Resiste, può resistere, alla menzogna.
Solo il tradimento modifica il passato.
Tradimento – È contro di sé (autoaffligente), prima che aggressivo.
Viene con piena coscienza, e con piena scienza degli eventi, gli atti, i ruoli,
di altri ma in primo luogo dei propri.
Si pratica anche per libertinaggio, a
fini cioè di piacere. Un tradimento vicendevole, il tradimento fra
traditori. Dalla coppia che fa l’amore pensando ognuno ad altro partner, al doppiogiochista, il
traditore che porta qualcuno a tradire, e poi lo tradisce.
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