sabato 15 febbraio 2025
Commerzbank, un affare
Il piano di efficientamento di Commerzbank si fonda sulla riduzione del personale. Di un 12-13 per cento, non di poco, quasi quattromila unità. Con l’accordo del sindacato. In un paese già in recessione da due anni - e avviato ancora peggio in questo 2025. Una stranezza, ma non in Germania: il muro va consolidato contro una scalata, questa l’esigenza primaria - una scalata italiana, poi, figurarsi.
Commerzbank più difficile con la Germania a destra
Avrà vita difficile Orcel in Germania dopo il 23, col presumibile nuovo governo,
nella scalata di Commerzbank. Il governo che si prospetta, seppure probabilmente
di Grande Coalizione con i socialdemocratici, vedrà comunque i popolari, la Cdu-Csu,
spostati a destra. In chiave nazionalista, per fronteggiare l’ascesa della
destra dichiarata, Alternative für Deutschland. Sugli “interessi nazionali”, in
tema di immigrazione, transizione verde, difesa, e naturalmente economia.
Le maggiori possibilità Unicredit le ha avute col governo dimissionario,
di centro-sinistra si direbbe in Italia, benché il Tesoro fosse gestito da un
Liberale, un politico di centro-destra. Da lui, grato, Orcel rilevò una quota
del fardello che il Tesoro deteneva dal 2008. Da qui forse l’idea che il
governo tedesco non avrebbe sgradito un’acquisizione.
Se Unicredit ha avuto problemi con il centro-sinistra, figurarsi col centro-destra
che si prospetta. Tanto più che i suoi contatti politici, quelli del presidente
Padoan, sono anche in Germania con gli ambienti politici di centro-sinistra. Compreso
il suo amico e interlocutore Joachim Nagel, il presidente della Bundesbank - che
ora, come la Banca d’Italia, decide poco, ma in Germania mantiene un ruolo di
alto profilo.
P.S. Un Nagel in Bundesbank, un Nagel in Mediobanca, quanti intrecci in
questa doppia acquisizione, Unicredit-Commerzbank, Mps-Mediobanca. Anche per
questo caratterizzata politicamente – Mps-Mediobanca evidentemente più di
Unicredit -Commerzbank.
L’esame del golden power si fa su Padoan
A che punto è la disamina del Dica, il dipartimento coordìnamento amministrativo
di palazzo Chigi, dell’ops Unicredit su Bpm? A nessun punto, la valutazione del
Dica viene ex post. La decisione è politica, e anche i tempi sono dettati
dalle convenienze politiche.
Nella fattispecie l’avocazione del golden power sulla ops è ridicola: Unicredit
è ben italiana, e opera nell’interesse di tutti gli stakeholder, di chi
ci ha un interesse, azionisti, dipendenti, clienti. Poiché vanta bilanci
ottimi, e una proprietà diffusa, non soggetta a controlli. Lo è di fatto, e di
statuto. Una “public company” come proclama il sito, “controllata per oltre l’85
per cento da investitori professionali”. Investitori “di cui la maggioranza è
ubicata fuori dall’Italia”, è vero, ma come titolo di merito, di soggetti cioè
non politici, non di sottogoverno – “la banca non ha un azionista o un gruppo
di Azionisti di maggioranza, così come non è presente un patto di sindacato o
qualsiasi forma di patto di consultazione”.
E allora, perché il ministro del Tesoro Giorgetti, che ha ambizioni di
statista ma è lì come esponente della Lega, non è contento? Perché il presidente
di Unicredit è pur sempre Padoan, l’ex ministro del Tesoro degli ultimi governi
Pd, Renzi e Gentiloni, dal 2014 al 2018.
Se l’Europa ha dimenticato la democrazia
Un discorso violento contro il modo di essere
“politicamemte corretto” dell’Europa. Partendo dall’annullamento dell’elezione
politica in Romania per decreto - per decisione della Corte costituzionale che Vance
dice immotivata.
La solita facezia che deve aprire in
America il discorso pubblico. Un tributo alla città di Monaco e alle vittime dell’attentato
contro il corteo sindacale. E subito l’affondo: “La minaccia che più mi
preoccupa nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è
nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno.
La ritirata dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori
condivisi con gli Stati Uniti d’America. Ora, mi ha colpito che un ex
commissario europeo sia andato in televisione di recente e si sia mostrato
compiaciuto del fatto che il governo rumeno avesse appena annullato un’intera
elezione. Ha avvertito che se le cose non andranno secondo i piani, la stessa
cosa potrebbe accadere anche in Germania. Queste dichiarazioni sprezzanti sono
scioccanti per le orecchie americane….. Quando vediamo i tribunali europei
annullare le elezioni e alti funzionari minacciare di annullarne altre,
dovremmo chiederci se ci stiamo attenendo a uno standard adeguatamente elevato”,
in termini di democrazia.
Segue una digressione sulla storia recente
dell’Europa. Non sul nazismo, sul bolscevismo: “La Guerra Fredda ha schierato i
difensori della democrazia contro forze molto più tiranniche in questo
continente. E considerate la parte in quella lotta che censurava i dissidenti,
che chiudeva le chiese, che annullava le elezioni. Erano i buoni? Certamente
no. E grazie a Dio hanno perso la Guerra Fredda. Hanno perso perché non hanno
valorizzato né rispettato tutte le straordinarie benedizioni della libertà. La
libertà di sorprendere, di sbagliare, di inventare, di costruire, poiché a
quanto pare non si può imporre l’innovazione o la creatività”.
Porta poi esempi di persecuzione pubblica,
statale, di persone che protestano pacificamente, in Germania, Svezia, Gran
Bretagna – “il governo britannico ha accusato Adam Smith Connor, un
fisioterapista di 51 anni e veterano dell’esercito, dell’atroce crimine di
essersi fermato a 50 metri da una clinica per aborti e di aver pregato in
silenzio per tre minuti. Senza ostacolare nessuno, senza interagire con
nessuno, semplicemente pregando in silenzio da solo”: colpevole di avere pregato
contro un aborto, che lui e la sua fidanzata
da giovani avevano praticato , “è stato condannato a pagare migliaia di
sterline di spese legali alla pubblica accusa”.
Poi l’affondo, la democrazia in Europa è a
rischio: “Ora siamo al punto in cui la situazione è diventata così grave che lo
scorso dicembre la Romania ha annullato i risultati delle elezioni
presidenziali sulla base dei fragili sospetti di un’agenzia di intelligence e
delle enormi pressioni dei suoi vicini continentali”. E a Monaco, “gli
organizzatori di questa stessa conferenza hanno vietato ai legislatori che
rappresentano i partiti populisti sia di sinistra che di destra di partecipare
a queste conversazioni…. Per molti di noi dall’altra parte dell’Atlantico,
sembra sempre più che si tratti di vecchi interessi radicati che si nascondono
dietro brutte parole dell’era sovietica come disinformazione e misinformazione,
a cui semplicemente non piace l’idea che qualcuno con un punto di vista
alternativo possa esprimere un’opinione diversa o, Dio non voglia, votare in
modo diverso o, peggio ancora, vincere un’elezione”.
Infine la sicurezza, tema della
conferenza: “Credo profondamente che non ci sia sicurezza se si ha paura delle
voci, delle opinioni e della coscienza che guidano il proprio popolo… Se avete
paura dei vostri stessi elettori, non c’è niente che l’America possa fare per
voi… Avete bisogno di mandati democratici per realizzare qualcosa di valore nei
prossimi anni…
“Se volete godere di economie competitive,
se volete godere di energia a prezzi accessibili e catene di approvvigionamento
sicure, allora avete bisogno di mandati per governare perché dovete fare scelte
difficili per godere di tutte queste cose e, ovviamente, lo sappiamo molto bene
in America. Non si può ottenere un mandato democratico censurando gli avversari
o mettendoli in prigione, che si tratti del leader dell’opposizione, di
un’umile cristiana che prega nella propria casa o di un giornalista che cerca di
riportare la notizia. Né si può ottenerlo ignorando il proprio elettorato di
base su questioni come chi può far parte della nostra società….”
Evoca alcuni motivi del voto di destra: la
Brexit, l’immigrazione, l’insicurezza sociale, economica. E commenta: “Ora, mi
capita di essere d’accordo con molte di queste preoccupazioni, ma non è
necessario che voi siate d’accordo con me. Penso solo che le persone abbiano a
cuore le loro case. Hanno a cuore i loro sogni, hanno a cuore la loro sicurezza
e la loro capacità di provvedere a se stessi e ai loro figli. E sono
intelligenti”. Irride a Davos, l’internazionale del capitale. E conclude: “È
compito della democrazia giudicare queste grandi questioni alle urne. Credo che
ignorare le persone, ignorare le loro preoccupazioni o, peggio ancora, chiudere
i media, annullare le elezioni o escludere le persone dal processo politico non
protegga nulla. In realtà, è il modo più sicuro per distruggere la democrazia.
E parlare ed esprimere opinioni non è un’interferenza elettorale, anche quando
le persone esprimono opinioni al di fuori del proprio paese e anche quando
quelle persone sono molto influenti. E credetemi, lo dico con tutto il mio
umorismo: se la democrazia americana può sopravvivere a 10 anni di rimproveri
di Greta Thunberg, voi potete sopravvivere a qualche mese di Elon Musk!
“Ma ciò a cui non sopravviverà la
democrazia tedesca, o meglio nessuna democrazia, americana, tedesca o europea,
è dire a milioni di elettori che i loro pensieri e le loro preoccupazioni, le
loro aspirazioni, le loro richieste di aiuto non sono legittime o non meritano
nemmeno di essere prese in considerazione. La democrazia si basa sul
sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per i firewall. O
si sostiene il principio o non lo si fa”.
Finisce ecumenico: “Come disse una volta
Papa Giovanni Paolo II, a mio avviso uno dei più straordinari difensori della
democrazia in questo continente e in qualsiasi altro, “non abbiate paura!”. Non
dovremmo avere paura del nostro popolo, anche quando esprime opinioni in disaccordo
con la propria leadership. Grazie a tutti. Buona fortuna a tutti voi. Dio vi
benedica”.
Dopo il discorso Vance si è intrattenuto
ostentatamente con Alice Weidel, la candidata cancelliere di Afd, il partito di
destra che in Germania molti vorrebbero abolito per decreto – e comunque da
tenere fuori dell’“arco costituzionale”, anche se largamente rappresentato in
Parlamento. E ha reso omaggio alle vittime di Hitler al lager cittadino, a Dachau.
Il vice-presidente di Trump, forse il più giovane di tutti i vice-presidenti, senatore per l’Ohio dal 2022, è noto per un passato anti-trumpiano,
fino al 2022, e ora trumpiano. Ha di suo una formazione culturale, anche se recente
– è autore di un best-seller, “Hillbilly Elegy”, di spessore anche letterario,
sulla sua vita e l’ambiente di provenienza. Un’infanzia e un’adolescenza disastrate,
tra molti padri assenti, una madre alcolizzata, una nonna materna, che lo ha allevato,
che minacciava l’uso della pistola, in un Middle-West impoverito, Kentucky, Ohio, di ex operai
improvvisamente passati dal partito Democratico ad anti-immigrati, anti-poveri
(i ladri di sussidi), alcolizzati, infidi. Sposato a un’avvocata di origine indiana,
cui ritiene di dovere “tutto”, la laurea a Yale, dopo avere fatto un po’ di
soldi arruolandosi nei Marines (quattro anni di Iraq), e la proficua attività
professionale in vari fondi di venture capital. Il tutto in 40 anni, compresa la vice-presidenza.
JD Vance Shames Europe Leaders To
Their Faces, Leaves Room Stunned, you tube
Il discorso integrale di Vance a Monaco. Start.mag.it, free online
venerdì 14 febbraio 2025
Ucraina, la fine annunciata
Non è un tradimento – o forse lo è, ma non dell’Ucraina – e non è un
colpo di testa del “solito Trump”, il negoziato a due, Trump-Putin, per la “pace”
in Ucraina. La politica americana ha delle costanti, sotto la diversa “immagine”
(caratteri, linguaggi, priorità, anche fisicità) dei presidenti – i comandanti
in capo. E la conclusione è in linea con quanto si sapeva – chi segue gli affari
internazioali poteva sapere.
Questo sito se ne è occupato a più riprese. Il 6 maggio, per esempio,
http://www.antiit.com/2024/05/il-verso-senso-della-guerra.html
o a novembre del 2022, il 29
http://www.antiit.com/2022/11/secondi-pensieri-498.html
o il 19, “La guerra in Ucraina venticinque anni fa”
http://www.antiit.com/2022/11/la-guerra-in-ucraina-venticinque-anni-fa.html
Gli Stati Uniti non hanno interesse a inimicarsi la Russia, in un contesto
globale. Tenerla sotto pressione sì, è una potenza nucleare, ma non inimicarla:
questo è un fatto. Le presidenze post-1989 hanno oscillato, tra una sorta di appeasement
(già Reagan era molto “vicino” a Gorbaciov) e la vecchia linea del “confronto”,
della sfida. Si è arrivati perfino a invitare Putin ai vertici a Sette, e a discutere
una qualche forma di avvicinamento della Russia alla Nato – e non per merito di
Berlusconi. L’attacco ai russi dell’Ucraina all’origine della crisi, con le
cosiddette rivolte di piazza, poi ingigantito da Zelensky, trovava forza in
Biden, vice-presidente, ma contro il volere di Obama.
Un altro fatto è che la Ue
è nel gergo americano Fortezza Europa. È su questo sfondo che va letta la critica oggi a Vienna di Vance, il vice di Trump, economista e intellettuale, alla UE sulla libertà di opinione, e sul rispetto degli elettori - anche se di destra. La fine della guerra fredda ha dislocato i destini di Europa e Usa. L’idea di un’Europa grande potenza, con
o senza l’ombrello nucleare americano, è sempre stata contrastata dagli Stati
Uniti. Impotenti sul piano economico, prima e dopo la creazione dell’Euro, non ne
hanno mai favorito, e spesso lo hanno contrastato, un ruolo politico internazionale.
È in questo contesto che la guerra in Ucraina – che peraltro l’Europa poteva e
non ha voluto\saputo prevenire – è stata combattuta con le sanzioni, con danni
anche gravi (la recessione in Germania, ora al terzo anno, che è quanto dire
dell’Europa tutta), solo dall’Europa. Che ora viene esclusa da ogni possibile
esito.
Il padre è immortale per la figlia
Giovani spensierati, che hanno inseguito fantasie
di vite stellari, fuori dai limiti e i condizionamenti della routine, si ritrovano
nella disgrazia della disoccupazione e della malattia a confrontarsi con la
realtà più stupida: il sindacato corrotto, la sanità inselvaggita, la nuova
gioventù “fumata” e balorda. Ma non è un film di fantastoria, o di neo-neorealismo:
è un’elaborazione del lutto, un’appassionata, dolorosa e insieme vivificante, celebrazione
del padre, che c’era e sempre c’è stato, ma ora è destinato a morire.
Una storia probabilmente personale. La regista
ha ora gli anni di quando il padre è morto. Figlia di due giovani “fricchettoni”,
lui siciliano lei finlandese, e tali risultano i genitori della storia – lei viene
a trovare lui in fin di vita all’ospedale dalla Finlandia. E questo ha allungato
il film, come se la regista volesse passare ancora un altro momento col padre.
Una sforbiciata ne avrebbe fatto probabilmente un capolavoro – mentre è stato
fatto uscire in estate, e non l’ha visto nessuno.
La storia non è originale – anche se la figura
del padre ultimamente è sbiadita, se non rifiutata. Ma la sceneggiatura, la regia
e gli interpreti la fanno molto robusta. Soprattutto lei, la figlia-autrice,
Gelsomina Pascucci, che deve passare tra molti registri e sempre è autorevole, senza
mai forzare una battuta. O il disincantato padre, David Coco - siciliano come
il babbo vero della storia.
Anne Riitta Ciccone, Gli immortali, Sky
Cinema
giovedì 13 febbraio 2025
Germania a rischio valanga, a destra
Non è più in
discussione lo spostamento a destra della Germania al voto del 23, ma se non sarà
una valanga. La tentata strage di Monaco e la pace in Ucraina accrescono il senso
di sfaldamento del governo Scholz, e la debolezza dei Verdi, che nel governo
hanno rappresentato il triplice fattore di debolezza elettorale – immigrazione,
transizione verde, guerra.
Per quanto
impossibile probabilisticamente – vengono da un 15 per cento dei suffragi – la politica
dei Verdi, della porta aperta e della guerra alla Russia, potrebbe portarli
alla débâcle elettorale, sotto cioè il 5 per cento minimo per l’accesso
al Bundestag. Anche perché forti, alle elezioni del 2021, del voto giovanile, oggi dirottato altrove. A favore del movimento di Sahra Wagenknecht, della destra Afd, e degli stessi, dati
già per defunti, Liberali. Dopo Baerbock, ministra degli Esteri, il candidato cancelliere
dei Verdi Habeck insisteva ancora recentemente per il raddoppio della spesa per
la Difesa, al 3,5 per cento del pil.
In cerca di un’alternativa all’atlantismo
In Germania, quale
che sia l’esito del voto il 23, verrà comunque in discussione dopo il voto, con
l’immigrazione, la guerra e la nuova delocalizzazione industriale, uno dei pilastri
del dopoguerra: l’atlantismo, la delega agli Stati Uniti della difesa di ultima
istanza, l’ombrello nucleare.
Questa scelta non
ha alternative. Non immediate. L’Europa è troppo divisa per organizzare una difesa
comune, e la Germania con troppi punti di crisi per dare una guida e comunque
un impulso. Ma la questione potrebbe orientare la formazione del nuovo governo,
che tutto lascia supporre sarà di centro-destra – di orientamento, anche se
parlamentarmente dovesse essere di Grande Coalizione.
Questa incertezza –
l’impossibilità di un ombrello nucleare alternativo a quello americano - accresce
portata e peso della crisi post-Ucraina. Bisognerà costruire un’alternativa.
Un esito paradossale
di questa guerra, che l’Europa ha subito, sarà di lasciarla sola. E forse di dover
cercare un avvicinamento con Mosca. Anche – paradosso su paradosso – militare.
Militanza in calo contro la Russia
Non recepito dai media
italiani, bizzarramente sempre in guerra contro la Russia, a sinistra e a
destra, c’è diffuso un distanziamento in Europa dalle posizioni più militanti.
La stessa Polonia, capofila dell’antirussismo, con una spesa militare quest’anno
del 4,7 per cento del pil, sta moderando da qualche settimana i toni bellicosi.
Più marcato il disimpegno
britannico: il nuovo governo, laburista, ha smobilitato le strutture di formazione
a addestramento delle forze ucraine, e non fornisce più coi suoi Servizi la “notizia
di guerra” ogni giorno ai media. Macron, il presidente francese, che non molto
tempo fa voleva mandare dei “volontari” alla difesa dell’Ucraina, tace. La Germania
discute il militantismo antirusso di Polonia, Moldavia, Georgia, Romania, dei paesi
Baltici e ora anche di Finlandia e Svezia. Berlino aveva espresso dubbi alla
nomina agli Affari Esteri della Commissione Ue dell’ex primo ministro estone
Kallas, “una che, se le chiedete dove si trova l’Africa, vi risponderebbe a sud
della Russia”.
Cronache dell’altro mondo – risarcitorie (328)
X, cioè Elon Musk,
paga a Trump una penale di 10 milioni di dollari per chiudere l’azione di
risarcimento avviata a suo tempo dal neo presidente per l’esclusione dalla
piattaforma. Avvenuta a febbraio del 2020, per il motivo che Trump era collegato
alla rivolta anti-Congresso del 6 gennaio.
Due settimane fa anche
Meta-Facebook ha acceduto a un accordo extragiudiziale con Trump, pagando 25
milioni di penale – di cui 22 destinati a un fondo per la Biblioteca presidenziale.
Anche Meta doveva rispondere di diffamazione e danni per la sospensione dell’account
di Trump a ridosso dei fatti del 6 gennaio 2020.
Meta aveva già
reintegrato Trump nella piattaforma, a luglio del 2024, dopo la vittoria alle
primarie Repubblicane. Musk lo aveva fatto nel novembre del 2022, subito dopo
aver acquisito la piattaforma Twitter, poi ribattezzata X. Da qui il minore
onere della transazione.
Musk comunque ha speso
di suo 250 milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump.
La verità sul 1922
Uno storico, Emilio Gentile, che non ha
paura di dire le cose come sono state, e un’emittente che non deve sottostare al
pizzo del politicamente costretto. Una video-intervista non recente, del 2022, per
i cento anni della “marcia su Roma”, ma sempre vivace, e utile a bilanciare il
malcostume dell’eterna “guerra civile” – quando non si hanno argomenti politici
si fa la “guerra”. E piena di “notizie” – siamo a questo punto, dopo ottant’anni
di Repubblica
La Repubblica ha creato una cesura col fascismo
poiché nasce dall’antifascismo è l’ultima verità del video: è la Costituzione, l’atto di nascita di una
democrazia talmente “forte” da consentire a tutti, compresi i neo o vecchi fascisti,
di partecipare al voto e votarsi - caso unico in Europa. Caso unico fu anche il
biennio rosso, 1919-1920. In un paese che pure aveva vinto la Guerra. In Germania,
che dalla guerra usciva distrutta, la Novemberrevolution durò poche
settimane. Il partito Socialista nell’ottobre del 1919 aderiva all’Internazionale
comunista (sovietica) e proclamava la rivoluzione – la soppressione del
Parlamento, la dittatura del proletariato. Mussolini non governava il partito Nazionale
Fascista e le “squadracce”, creazioni degli agrari, padani, toscani, pugliesi. Non
ci fu la “marcia su Roma”, ci fu una sfilata, dopo che Mussolini era stato
nominato presidente del consiglio. Ancora a metà 1922 Mussolini proponeva al partito
Socialista una coalizione di governo.
La Radio della Svizzera Italiana fa una
videointervista con lo storico del fascismo più accreditato. E un’aria di
frescura si diffonde, di storia vera, in quindici minuti che disfano il senso
di oppressione delle quindici ore skyesche o netflixiane (ma davvero siamo così
stupidi, cialtroni, farabutti?).
Senza nulla togliere al fascismo, ma perché
raccontarsi bugie? Per fare spettacolo? La storia è piena di “cose” spettacolari.
Per tenere su una sinistra che non sa di che parla? Per il governo del non-governo
– se governano abbattiamoli.
Rsi, Mussolini fu costretto a marciare su
Roma, you tube
mercoledì 12 febbraio 2025
Trump abbaia ma non morde
Trump parla molto perché
può fare poco? Certamente non le annessioni: Canada, Groenlandia, Canale di
Panama – e Gaza… Le guerre commerciali deve “misurarle”, calcolare gli effetti
in termini di benefici e di costi. Sulle paci che rincorre, in Ucraina per ora,
ha più peso – sono anche terreni politici che più si confanno alla sua abilità
di negoziatore – ma non determinante.
Non c’è molta preoccupazione
nella nostra diplomazia, e in quella europea, per l’“uragano Trump”.
Malgrado Trump, l’America
è stabile. Molto più di quanto le cronache fanno supporre. Anche in politica
estera – è in questo frame, potenzialità e limiti, che Trump può essere più
conclusivo.
All’interno il potere
presidenziale ha molti contropoteri. Il Cong esso, a maggioranza risicata, rivedibile
ogni due anni. Le Corti federali. La Corte Suprema – qui Trump è accreditato di
una maggioranza schiacciante, 6-3, ma di fatto i conservatori vi sono divisi, l’equilibrio
politico fra i giudici federali è piuttosto un pareggio 3-3-3,
progressisti-liberali-conservatori. E anche in campo economico, lo schieramento
con Trump di Musk, Zuckerberg, Bezos gli portano, con le loro capitalizzazioni di
Borsa, pure stratosferiche, solo l’1,8 per cento del pil – con Apple e Google si
arriva al 3,1.
Più in generale,
in campo economico, vale un delicato bilanciamento tra la deregolamentazione all’interno
(la liberalizzazione) col protezionismo all’esterno. Il protezionismo ha l’effetto
di scardinare la deregolamentazione della concorrenza, che potrebbe non
risultare di beneficio er gli interessi americani. Mentre l’obiettivo di attrarre
più investimenti esteri (con i dazi, con i contributi a fondo perduto, con la
deregolamentazione) trova un limite nell’apprezzamento del dollaro.
L’auto è elettrica in Cina, e cinese
Le vendite di auto
elettriche, ibride comprese, in Cina sono aumentate del 70 per cento nel 2024,
e quest’anno supereranno le vendite delle auto a combustione interna. Nei due anni
in cui le vendite di auto elettriche in Europa e negli Stati Uniti hanno registrato
un rallentamento vistoso.
Byd, il maggiore produttore
cinese di auto elettriche, ha superato nel 2024, seppure di poco, Tesla, il
maggiore marchio occidentale: un milione 778 mila auto contro un milione 733
mila. Tesla che aveva avviato l’elettrificazione dell’auto in Cina con la fabbrica
di Shangai, entrata in funzione nel 2020.
La Cina va veloce dunque
anche sull’auto elettrica. Ma non in un’ottica di transizione verde: la nuova
capacità elettrica richiesta dalla motorizzazione è in gran parte assicurata da
centrali a carbone – in un’ottica di autonomia dell’approvvigionamento di energia,
per ridurre la dipendenza dagli idrocarburi da importazione.
Questo “balzo in
avanti” si ritiene da record, al confronto con gli altri record registrati
storicamente nell’industria dell’auto. In passato Ford ha quadruplicato le
vendite in un quinquennio, 1920-1924, da 460 mila a 1,9 milioni. Tesla le ha
più che triplicate nello stesso arco di tempo cent’anni più tardi, 2020-24, da
500 mila a 1,7 milioni. Byd nello steso periodo, 2020-2024, le ha decuplicate,
da 400 mila a 4,2 milioni.
Nascita dell’Italia, micragnosa
È la relazione che
Nigra, mandatario di Cavour a Napoli, per gestire la cosa pubblica dal 28
gennaio al 20 maggio 1861, inviò a Torino al suo protettore a fine mandato – solo qualche giorno
prima della morte del conte. Cavour aveva inviato Nigra a Napoli per rimediare alla
gestione catastrofica di Farini all’indomani di Teano, della “consegna” del Napoletano
al Piemonte da parte del “dittatore” Garibaldi.
Nigra gestì la
cosa pubblica in qualità di “segretario del Luogotenente”, Eugenio di Savoia
Carignano. Antonio Scialoja, l’economista napoletano che era stato ministro delle
Finanze nella “dittatura” Garibaldi, fautore dell’annessione al Piemonte, e ci
ebbe dei contrasti, lo chiama scrivendo a Cavour “segretario generale di Stato”.
Una relazione molto
negativa. Non si salvano nemmeno le monache. Ma anche spenta, se Nigra era o
sarà brillante diplomatico, scrittore, amante a Parigi della contessa di
Castiglione. Dettagliata, con numerose tignose tabelle di soldi spesi, armi
distribuite, lavori pubblici avviati, e di “dispacci telegrafici” inviati, con relativo costo. Testimonianza,
più di un trattato storico, della micragnosità dell’unificazione, della nascita
dell’Italia unita.
Costantino Nigra, Sunto
dell’amministrazione delle Province Napolitane dal principio del corrente anno
(1861) fino ad oggi, online
martedì 11 febbraio 2025
Verso una politica dell’immigrazione
Il “piano Mattei” sembra
un po’ al palo - dovrebbe avere una dimensione europea, a misura dell’Italia resta
un’idea e un progetto. Ma i suoi presupposti hanno già germogliato. La
Confindustria Alto Adriatico ha rilevato e rilanciato nel Ghana, nella capitale
Accra, la scuola tecnica dei Salesiani per la formazione professionale (elettrotecnici,
metalmeccanici - saldatori, tornitori, etc. - impiantisti, muratori…). Confindustria
Bergamo prepara analoga inziativa ad Addis Abeba, in Etiopia.
Sul Sud Mediterraneo
si è indirizzata Farmindustria. Ha stretto accordi per la formazione in Egitto,
e altri ne prepara in Tunisia e in Marocco. In Tunisia investe anche Fincantieri,
nel quadro di un piano per la costruzione di scuole che formino le maestranze
della cantieristica – che comprende anche il Ghana, le Filippine e il Vietnam.
Sulla formazione
nel paese di origine del lavoro immigrato punta anche Fondimpresa, il fondo
interprofessionale di Confindustria e confederazioni sindacali per la formazione
degli immigrati.
Meloni sull’onda europea
In contrasto - in forte contrasto - con l’immagine che ne proiettano i
media italiani, Meloni continua a godere in Europa di molte attenzioni
politiche, a Bruxelles, in Germania, e a Parigi e Londra, e anche di buona
stampa – e più ne dovrebbe avere dopo il voto in Germania il 23, se l’esito
ricalcherà i sondaggi. Come esponente di una destra che risponde alle domande
dell’elettorato, in tema di immigrazione e guerra, senza scivoloni politici,
autoritari o di altro genere.
“È una voce importante in Europa” per il ministro francese degli Affari
europei, Benjamin Haddad, un esponente del partito di Macron. Che aggiunge: “Abbiamo
molto da costruire con l’Italia”, nel quadro in un rilancio dell’industria degli
armamenti, e del contenimento dell’immigrazione irregolare.
Bruxelles ne ha interinato le politiche dissuasive dell’immigrazione
selvaggia. Per l’effetto deterrente, sull’organizzazione dei trasbordi abusivi
in Libia, Tunisia e nella stessa Turchia, e sull’opinione nei paesi di
partenza. E nell’attuazione pratica: impedire il più possibile l’ingresso
abusivo in Italia come ingresso nell’area Schengen, l’ingresso in Europa – da
qui l’“invenzione” dell’Albania.
Nella pratica Meloni è messa in scacco dai giudici. Ma la metodologia ha
fatto scuola. Il premier britannico Starmer, laburista, l’ha subito adottata e
messo in pratica. Il candidato cancelliere tedesco la studia.
Più in generale - immigrazione, rigore fiscale, Ucraina - resta immutato
il rapporto speciale di Meloni con von der Leyen, e in generale con le
istituzioni europee, Consiglio compreso. E dovrebbe accrescersi col ritorno
alla cancelleria dopo il 23 dei cristiano-democratici, il partito della stessa
presidente della Commissione. Il prospettato futuro cancelliere Merz avrebbe
già contatti, tramite il capo dei Popolari europei Manfred Weber, con Meloni per
quanto riguarda le politiche di controllo dell’immigrazione, e il tema Russia,
anche questo molto sensibile in Germania.